Ddl anticorruzione, operazione trasparenza: in aumento i controlli per chi lavora con gli enti locali

Pubblicato il 8 Novembre 2010 - 20:00 OLTRE 6 MESI FA

In nome della trasparenza, aumentano i controlli e le verifiche per aziende e professionisti che lavorano a contatto con gli enti locali. L’incremento dei controlli dei revisori è stato introdotto dal ddl anticorruzione ed è stato raccontato sul Sole 24 Ore da Patrizia Ruffini.

Oggi gli adempimenti, spiega la Ruffini “sono 64 (77 contando anche gli obblighi di «trasparenza» che impongono una serie di pubblicazioni sul sito istituzionale dell’ente): nell’ultimo anno e mezzo è stata mandata in soffitta solo la trimestrale di cassa, che da tre anni sopravviveva insieme al Siope. E, a parte l’accorpamento, con il certificato al rendiconto, della rilevazione relativa al ricalcolo delle spese per funzioni e alle esternalizzazioni dei servizi finalizzata all’attuazione del federalismo fiscale (articolo 19-bis, comma 2, Dl 135/2009), non ci sono altri tentativi di razionalizzazione”.

Già negli ultimi mesi, comunque, prosegue la Ruffini, “la fila degli adempimenti si è infittita di nuovi obblighi, neppure leggeri: l’invio dell’elenco dei beni di proprietà dello stato o di altre Pa utilizzati dagli enti locali e, soprattutto, i questionari per la determinazione dei fabbisogni standard previsti dal decreto in corso di approvazione, predisposti dalla Sose Spa in collaborazione con l’Ifel, finalizzati a raccogliere dati contabili e strutturali direttamente dagli enti locali, che avranno 60 giorni di tempo per restituirli in via telematica. Fra le novità degli ultimi tempi anche: l’invio alla Corte dei conti della delibera sulla ricognizione delle partecipazioni, la procedura per l’affidamento dei servizi pubblici prevista dal regolamento attuativo della riforma (invio delibera e parere all’Antitrust) e il rapporto sull’attività di revisione delle procedure di spesa, da allegare al questionario dei revisori per la Corte dei Conti”.

Nella matassa dei 77 adempimenti, che considera anche le certificazioni prodotte per attestare spese sostenute o minori entrate, conclude la Ruffini, “sono troppi quelli che viaggiano ancora su carta; nonostante, le azioni positive messe in atto dalla Corte dei conti con il Siquel per l’acquisizione telematica dei dati dei questionari. Come pure sono evidenti i doppioni, che comportano costi inutili e non fanno certo bene all’efficacia del sistema: ad esempio, i rendiconti vanno inviati alla sezione delle Autonomie della Corte dei conti, ma anche al ministero dell’Interno e alla regione di appartenenza; attraverso un’apposita ulteriore certificazione. Nel capitolo delle duplicazioni c’è anche la voce incarichi, che vanno pubblicati sul sito dell’ente, ma anche inviati (su carta) alla Corte dei conti per gli importi superiori a 5 mila euro e anche rendicontati alla Funzione pubblica per alimentare l’anagrafe delle prestazioni. L’elenco delle verifiche, peraltro, non abbraccia la totalità degli obblighi che gravano sugli uffici amministrativi degli enti locali, appesantiti anche dal calendario delle certificazioni rivolte al collegio dei revisori o al nucleo di valutazione, numerose in materia di personale”.