Coronavirus, gli asintomatici non possono lavorare nemmeno in smart working
Pubblicato il 4 Settembre 2020 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA

Coronavirus, gli asintomatici non possono lavorare nemmeno in smart working (foto Ansa)
Gli asintomatici positivi al Covid-19 passeranno la quarantena con le mani in mano. Secondo l’interpretazione delle ultime norme, anche chi non ha sintomi non può lavorare. Nemmeno da casa.
Gli asintomatici non possono lavorare neanche in smart working. A disciplinare la questione che riguarda questa tipologia di positivi al Covid-19 sono i decreti Cura Italia e Rilancio poi convertiti in leggi. La comunicazione è arrivata anche dall’Inps.
Al Corriere della Sera, l’avvocato Cesare Pozzoli spiega: “Il decreto Agosto ha stabilito che le persone di ritorno da vacanze in zone a rischio debbano stare in isolamento in attesa del tampone. Bene, anche questo isolamento è equiparato alla malattia quindi implica il divieto di lavorare”.
Negli ultimi 30 giorni ci sono stati 21.724 casi. Tra questi, il 75% (16.300), come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, sono persone in età da lavoro.
Tra loro il 65% erano asintomatiche, ossia circa 10 mila persone.
Asintomatici anche tra gli anziani. Virologa: “Meno probabile ma possibile”
Gli asintomatici non necessariamente sono persone giovani o in età lavorativa. Con molta probabilità, tra loro ci sono anche degli anziani. Come spiega l’immunologa dell’università di Padova, Antonella Viola, ad Agorà Estate su Rai 3: “E’ meno probabile ma è assolutamente possibile che vi siano persone anche anziane asintomatiche”.
In trasmissione si parla del caso Silvio Berlusconi che ha quasi 85 anni. Pur essendo risultato positivo al Covid-19, nei primi giorni sembrava non avere sintomi. La questione se davvero non avesse sintomi fin dall’inizio, in realtà non è molto chiara visto il successivo ricovero in ospedale.
“E’ più probabile trovare asintomatici tra bambini e giovani” ha precisato la Viola. “Ma è una questione di statistica. E’ semplicemente meno probabile ma possibile, perché questa malattia ha una mortalità dell’1%, una morbilità importante intorno al 5% ( indice della statistica sanitaria che esprime il rapporto tra il numero di soggetti malati e la popolazione totale ndr)”.
Secondo l’immunologa vi è quindi una percentuale di asintomatici più abbondante: “E’ sempre una questione di percentuali”. (fonte: Corriere della Sera, Huffington Post, Ansa).