Coronavirus, recessione in vista: Occidente sotto attacco da Cina e Russia

di Caterina Galloni
Pubblicato il 12 Marzo 2020 - 18:35 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, recessione in vista: Occidente sotto attacco da Cina e Russia

Coronavirus, recessione in vista: Occidente sotto attacco da Cina e Russia (foto ANSA)

ROMA – Coronavirus, il pericolo non è solo per la salute ma anche per l’economia. Anzi, il pericolo per l’economia è di gran lunga maggiore dei rischi sanitari.

È difficile immaginare che l’Italia non entri in recessione (la nona economia del mondo attualmente bloccata). È anche difficile immaginare che non sia colpita l’Europa e il suo più grande partner commerciale, gli Stati Uniti.

Un punto di domanda è dato anche dall’atteggiamento della Germania, che in questi ultimi vent’anni ha dominato l’Europa con la sua stupida e cieca politica focalizzata sul deficit.

Ed è impossibile vedere come nulla di tutto questo non si tradurrà in una recessione globale, a meno che i governi non intervengano più velocemente e più duramente di quanto abbiano fatto 12 anni fa durante l’ultima crisi finanziaria.

C’è anche chi inserisce la crisi da coronavirus in un quadro più ampio, coordinato o meno, di una guerra non guerreggiata fra le emergenti, o riemergenti, potenze dell’oriente, Cina e Russia, e l’occidente appiattito sull’America di Donald Trump.

Una forma di ritorsione contro le politiche tariffarie inventate dal presidente Usa.

“Se il virus influisce direttamente sulla nostra vita, è molto probabile che impedisca di recarsi al lavoro, costringendo il datore di lavoro a licenziare o chiudendo la propria attività”, afferma Omar Hassan, esperto in economia e co-fondatore di UK:MENA Hub, scrivendo per l’Independent di Londra.

Se i nostri governi non interverranno, i trilioni di dollari spazzati dai mercati finanziari saranno solo l’inizio. E se il presidente Trump continua ad arrancare nella gestione della situazione, ciò potrebbe influire sulla  possibilità di essere rieletto. Joe Biden in particolare, ha identificato Covid-19 come un punto debole per Trump, promettendo nel momento del bisogno dell’America, una leadership “costante e rassicurante”.

In tutto il mondo Covid-19 ha già ucciso migliaia di persone, negli Stati Uniti solo poche decine.

Ma, scrive Hassan, paralizzerà economicamente milioni, soprattutto da quando l’epidemia ha formato una tempesta perfetta con i crolli del mercato azionario, creato una guerra petrolifera tra Russia e Arabia Saudita e la guerra in Siria in un’altra potenziale crisi migratoria.

Potremmo considerare il coronavirus come il momento in cui i fili che tengono insieme l’economia globale si siano scollati.

Altrettanto importante della lotta contro il virus – se non di più – è che sta vaccinando le nostre economie contro l’imminente pandemia da panico. La sofferenza umana può presentarsi sotto forma di malattia e morte. Ma può anche essere vissuta come l’impossibilità di pagare le bollette o perdere la casa.

Giusta osservazione di Hassan, che continua ricordando che le piccole imprese in particolare stanno lottando mentre le catene di approvvigionamento si prosciugano, lasciandole senza prodotti o materiali essenziali.

In Cina, la chiusura delle fabbriche ha segnalato un livello record nel Purchasing Managers Index, indice composito dell’attività manifatturiera di un Paese e riflette la capacità di acquisizione di beni e servizi. La Cina è il maggiore esportatore mondiale ed è responsabile di un terzo della produzione globale, quindi il problema della Cina è il problema di tutti, anche nel mezzo di una guerra commerciale tra la Casa Bianca e Pechino.

Tutto ciò rende ancora più preoccupante il fatto che i governi continuino a vedere questa come una crisi sanitaria ma non economica. È tempo che gli economisti prendano il posto dei medici, prima che si diffonda la vera pandemia.

Questa volta la posta in gioco è più alta poiché sembra esserci uno sforzo coordinato per colpire economicamente molti paesi occidentali e metterli in guardia dalle politiche commerciali aggressive che Trump ha adottato con grande entusiasmo.

Anche se la Cina ha sopportato il peso maggiore del costo economico e umano del virus, molti a Pechino vedranno un lato positivo nell’indebolimento dell’economia americana e una distrazione dalle guerre commerciali di Trump che sembra si stiano intensificando.

Quasi in perfetta sincronia con il coronavirus, è scoppiata una guerra petrolifera tra Russia e Arabia Saudita. A breve termine, sia Mosca che Riad potranno permettersi il calo del 30% del prezzo del petrolio. Ma il business americano del gas di scisto o metano non può: il costoso processo di estrazione significa che se i prezzi del petrolio rimarranno ai minimi storici, semplicemente non esisterà, metterà in crisi gran parte del settore petrolifero statunitense portando a chiusure, perdite di posti di lavoro e forse persino recessioni a livello statale.

Il presidente Trump ha approvati i tagli alle tasse sui salari e aiuta i lavoratori e datori di lavoro a sopravvivere. Nel Regno Unito, il Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak ha parlato di un “bilancio per il Coronavirus”. Ma se vogliono affrontare adeguatamente come questo nuovo fattore cambierà lo status quo, tutti dovrebbero pensare più in grande.

E’ molto più del coronavirus, dei prezzi del petrolio o perfino dell’economia globale. Si tratta dell’equilibrio di potere tra Oriente e Occidente. Negli ultimi dieci anni, l’epicentro di questo è stata la Siria. Dopo dieci anni di contrasti sul campo, il confronto sembra essere ora passato da guerra per procura a conflitto economico.

Le emergenti superpotenze Russia e Cina, conclude Hassan, hanno visto quello che molti consideravano invece come un’irrilevanza americana in Siria. E ora stanno provando a consolidare la loro visione di un mondo multipolare. Piuttosto che consentire all’Arabia Saudita alleata degli Stati Uniti di guidare i mercati petroliferi attraverso l’OPEC, Russia e Cina vogliono rimodellare i mercati globali – e bilanciare il potere – a loro vantaggio.