L’allarme della Corte dei Conti: “Corruzione dilagante, mina le istituzioni”, “Difficile ridurre le tasse”

Pubblicato il 19 Ottobre 2010 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA

La Corte dei Conti lancia l’allarme: in Italia c’è una corruzione dilagante, che mina le istituzioni. In questo contesto è quasi impossibile ridurre le tasse, come più volte promesso da Silvio Berlusconi e dal suo governo.

”Gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche talvolta di provenienza comunitaria – afferma il nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, durante la cerimonia di insediamento – persistono e preoccupano i cittadini ma anche le istituzioni il cui prestigio ed affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli”.

Il nuovo presidente evidenzia quindi come ‘cura’ ”il retaggio di valori dei quali la Corte dei Conti è depositaria: l’onestà degli intenti e dei comportamenti, l’etica del servizio, il corretto agire delle P.A., il perseguimento del bene dell’uomo e della collettività”. Valori che ”hanno conosciuto e verosimilmente sempre conosceranno offese ed offuscamenti, ma hanno sempre finito e sempre finiranno per rifulgere di un loro proprio, nitido splendore”.

La ”prolungata bassa crescita del Pil”, mette anche in guardia Giampaolino – renderà difficile la riduzione del carico fiscale”. L’attuale situazione economica – spiega – ”rende difficile conservare obiettivi di spesa espressi in quota del prodotto, cosi’ come fissare obiettivi di riduzione della pressione fiscale applicata”. In questo contesto ”e’ essenziale non solo controllare la spesa pubblica ma, altresi’, operarne una corretta qualificazione”.

Nonostante la crisi renda, aggiunge Giampaolino, ”obbligata una linea di attenta gestione di finanza pubblica”, occorre comunque sostenere i redditi più bassi. Lo dice nel suo intervento, in occasione della cerimonia di insediamento, il nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino. Giampaolino sottolinea che esiste ”un vincolo di nuova natura: la prolungata bassa crescita del Pil che rende difficile conservare obiettivi di spesa espressi in quota del prodotto, soprattutto in una condizione socio economica che alimenta istanze non comprimibili di sostegno dei redditi piu’ bassi e di garanzia delle prestazioni essenziali alla collettivita”’.