La Corte dei Conti dà ragione a Brunetta: “gli stipendi statali siano legati al merito”

Pubblicato il 7 Maggio 2010 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA

Renato Brunetta

Anche la Corte dei Conti sembra sulla stessa lunghezza d’onda del ministro Brunetta. E così ora gli stipendi degli statali devono essere legati alla produttività. Basta fannulloni, ora per l’aumento non basterà più aspettare lo scatto d’anzianità di servizio ma bisognerà darsi da fare.

Prima di dare aumenti ai dipendenti pubblici bisogna misurarne la produttività. Ed è ormai “ineludibile” la necessità di destinare buste paga più pesanti solo a chi è più efficiente. La Corte dei Conti invita ad applicare in modo “rapido e condiviso la ‘riforma Brunetta’” e, nella sua Relazione 2010 sul costo del lavoro pubblico mette in colonna spese e conti della P.A.

Nel dettaglio, la magistratura contabile evidenzia che, a fronte di una limitata contrazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni (-1,3%), si registra ancora una “crescita del costo del personale (+2,8% rispetto al 2006 e +7% rispetto al 2007), con maggiore incidenza nel settore statale”. Tanto che complessivamente il costo del lavoro pubblico pesa nel 2010 per l’11,2% del Pil: meno del 2009 ma “ancora non in linea con l’obiettivo di ritorno” ai livelli pre-2008. Per la Corte dei Conti è quindi “ormai ineludibile procedere ad una misurazione della produttività del lavoro pubblico quale parametro di compatibilità economico-finanziaria per la concessione di incrementi retributivi”.

In parole semplici, aumenti in busta paga solo a chi produce di più. Dunque giudizio positivo dalla Corte alla riforma Brunetta, che anzi va attuata in modo “rapido e condiviso” – auspica la Corte – per “migliorare la performance delle amministrazioni”. Altro capitolo: la tornata di rinnovi contrattuali. Secondo i calcoli dei magistrati contabili in tre anni i nuovi contratti costeranno circa 5,3 miliardi di euro: 1,6 miliardi per il 2010, circa 2 nel 2011 e 1,7 nel 2012, “con una maggiore spesa rispetto alle regole dell’accordo di luglio 1993”.

L’ok alla riforma della P.A. da parte della Corte dei Conti viene accolto dal ministro Renato Brunetta con molta soddisfazione: il titolare del dicastero della Pubblica amministrazione esprime “la sua ampia condivisione delle considerazioni” contenuta nella Relazione, e si dice “particolarmente soddisfatto perché la massima autorità di controllo individua nell’attuazione e nella condivisione della mia riforma lo strumento per migliorare la performance delle amministrazioni”.