Crisi Ue, Sadun: “Cauto ottimismo, siamo vicini al punto di svolta”

Pubblicato il 4 Novembre 2012 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA
Arrigo Sadun

ROMA – Il peggio, forse, stavolta è passato davvero e l’Europa potrebbe essere vicina a un punto di svolta. Ma l’austerity non è la soluzione, bisogna puntare piuttosto su soluzioni per la crescita. E’ l’opinione di Arrigo Sadun, ex direttore del Fondo Monetario Internazionale per l’Italia. Parere espresso in un’intervista al quotidiano La Stampa in cui l’economista, nella sua analisi, non risparmia qualche critica proprio al “troppo cauto” Fmi.

Secondo Sadun, pur rimanendo difficoltà e rischi, “per la prima volta dallo scoppio della crisi si intravede un chiaro sentiero di uscita dopo la decisione della Bce di intervenire a supporto dei titoli pubblici dei Paesi sotto stress, purché accettino rigide condizioni di risanamento. L’impostazione delle politiche fiscali in molti Paesi europei ha subito un ribilanciamento. Si tratta di modifiche incrementali, non di capovolgimenti radicali. Anzi, sarebbe più esatto parlare di un certo rilassamento delle politiche fiscali, come lo è accordare più tempo a Paesi come Grecia, Portogallo e Spagna per ridurre i deficit di bilancio. Inoltre il dibattito sulle politiche economiche in Europa non è più solo sull’austerità ma anche crescita e occupazione”.

Perché la chiave per la crescita, secondo Sadun, non può passare per l’austerity: “Il Fondo è stato criticato per non aver esercitato efficacemente la sorvegliaza sull’economia globale e ora cerca di evitare il ripetersi di tali errori. Mi sembra un atteggiamento ultra-prudente e un pò paradossale. Sono convinto che le valutazioni del Fondo sono troppo allarmistiche. C’è una certa sfasatura tra i moniti del Fondo ed il fatto che la crisi ha imboccato un punto di svolta fondamentale”.

Insomma, è il pensiero dell’economista, “la congiuntura in Europa è vicina a una svolta. Nei Paesi in recessione la contrazione si attenua e cominciano ad emergere segnali incoraggianti: rinnovata competitività delle esportazioni, miglioramento della fiducia e del credito. Inoltre, nei prossimi mesi l’Europa potrebbe beneficiare del rafforzamento della congiuntura nei Paesi emergenti, in Cina e negli Stati Uniti, dove la crescita dovrebbe accelerare una volta superate le incertezze politiche”.

Quanto all’Italia, secondo Sadun, non serve un piano di aiuti del Fmi: “A mio avviso è uno scenario improbabile, a meno che non si verifichi un improvviso ed inaspettato riacutizzarsi della crisi. Rimangono però molti nodi strutturali da risolvere, e sono quelli che negli anni passati che hanno condannato l’economia italiana a una prolungata semi-stagnazione. Pur non avendo bisogno di un programma, l’Italia potrebbe trovare utile servirsi di un meccanismo che certifichi periodicamente i progressi ottenuti nel risanamento”.