La crisi intacca i super-bonus: in Europa quest’anno in molti resteranno a bocca asciutta

La City di Londra

Alla fine un pochino la crisi l’hanno pagata anche loro. Trader e banchieri d’Europa resteranno in gran parte senza bonus: uno su dieci, dicono i dati. Una tendenza che si ripete anche sull’altra sponda dell’oceano con molte banche americane che, dopo aver aumentato gli stipendi base, tagliano sui benefit.

La stagione dei bonus è ormai alle porte (saranno annunciati in gennaio e distribuiti in febbraio) e a Wall Street il timore diffuso è quello di entrare a far parte del nuovo gruppo degli ‘Zero’, quello senza bonus e di cui nessuno vorrebbe far parte.

Un bonus pari a zero non dovrebbe – osserva il New York Times – essere una sorpresa per molti banchieri, in quanto a casa della crisi finanziaria del 2008 molte società di Wall Street, per sottrarsi alla critiche di pubblico e delle autorità, hanno rivisto al rialzo i compensi di base.

Goldman Sachs, ad esempio, ha aumentato a 500.000 dollari da 300.000 dollari i salari di base per i direttori generali, mentre Morgan Stanley e Credit Suisse li hanno raddoppiati a 400.000 dollari dai precedenti 200.000 dollari. Anche se, grazie all’aumento dei salari di base, i dipendenti riceveranno pressoché la stessa retribuzione su base annua, a livello psicologico l’assenza di bonus è pesante soprattutto a Wall Street, dominata da una cultura in cui successo e prestigio sono misurati anche in base alla taglia del bonus.

Wall Street si appresta a chiudere uno dei suoi migliori anni di sempre: nei primi tre trimestri del 2010 ha guadagnato 21,4 miliardi di dollari. Quest’anno le sue cinque maggiori società hanno accantonato circa 90 miliardi di dollari per bonus. Secondo gli osservatori la distribuzione di bonus sarà variegata, a seconda anche dei settori e delle banche.

In Europa e in Gran Bretagna la società di ricerca Armstrong International stima che nelle maggiori banche di investimento i bonus complessivi distribuiti saranno ridotti del 20-30%, in seguito a ricavi deboli. ”Le banche stanno dicendo: paghiamo quelli che hanno generato i maggiori ricavi e quelli di basso grado, ma non la gente mediocre nel mezzo”, spiega Matthew Osborne, partner di Armstrong.

La pressione sulle banche e sui loro bonus sta montando nuovamente, soprattutto nel Regno Unito: Vince Cable, il ministro delle attività produttive del governo inglese, ha ribadito ancora una volta domenica scorsa che il settore finanziario rischia ulteriori tasse se fallirà nell’imporre limiti reali ai bonus. Una dichiarazione che arriva mentre il ministro delle finanze inglese George Osborne si è recato in visita negli Usa, dove ha incontrato gli amministratori delegati delle principali banche, ai quali ha sottolineato i benefici nel rafforzare la loro posizione in Gran Bretagna. ”Non sono qui per conquistare coloro che scappano dalla riforma di Wall Street” osserva Osborne, cercando di smorzare i timori sollevati dal repubblicano Spencer Bachus, secondo il quale la Volcker Rule potrebbe causare un esodo di clienti dalla banche americane a quelle straniere.

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