Crisi Dubai, scatta il “soccorso arabo”, ma le borse crollano

Pubblicato il 30 Novembre 2009 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA

crac_dubai01gScatta il “pronto soccorso arabo” dopo l’annuncio del colossale indebitamento della società pubblica Dubai World. Dopo tre giorni di silenzio e giusto prima della riapertura delle borse, infatti, le istituzioni degli Emirati sono uscite allo scoperto annunciando un massiccio piano di interventi volti a scongiurare il flop della società.

Formalmente non si tratta di un aiuto diretto a Dubai World, ma di un provvedimento che punta a non far mancare la liquidità al sistema bancario. L’obiettivo, quindi, è di evitare che si diffonda il panico, e la conseguente corsa al ritiro dei soldi, tra i risparmiatori.  Due le linee guida dell’azione della banca centrale degli Emirati Arabi Uniti: accesso facilitato alle linee di credito e una «liquidità addizionale» per i conti delle banche presso l’istituto di emissione.

e banche internazionali vorrebbero una dichiarazione di default e una rivalsa in termini legali nei confronti del governo del Dubai. Il quale, però, al pari di quello di Abu Dhabi, non può essere considerato dal punto di vista legale responsabile e prestatore di ultima istanza.

A questo punto, per capire se le turbolenze finanziarie, almeno per il momento, siano congelate, è decisivo vedere la reazione delle borse asiatiche.  Nakheel, la società protagonista del flop, ha chiesto la sospensione del titolo una manciata di minuti prima dell’inizio delle contrattazioni. Una richiesta motivata con la necessità di fornire informazioni precise al mercato riguardo il congelamento del debito richiesto mercoledì scorso dalla Dubai World, la holding che controlla la Nakheel e sulla quale gravano 59 miliardi di dollari di debiti.

Ma, già in apertura, i segnali delle borse non sono buoni: dopo quattro giorni di chiusura la borsa di Dubai ha iniziato con una perdita del 6,9% e, ad Abu Dhabi le cose vanno anche peggio con una discesa ancora maggiore, pari al 7,4%. Se il calo dovesse infrangere il muro del 10% scatterà la sospensione.  L’iniezione di liquidità, insomma, sembra aver tamponato solo in parte la fuga degli investitori.

Segnali più incoraggianti, invece, arrivano dal Giappone: l’indice Nikkei di Tokio ha chiuso la seduta in rialzo del 2,91% dopo la pesante perdita del 3,2%. Anche il prezzo del petrolio si sta riprendendo nelle prime battute delle contrattazioni asiatiche, a Kuala Lumpur era trattato a 76,68 dollari rispetto alla chiusura di 76,05 sui mercati di New York.

Reazioni del mondo finanziario a parte, gli occhi del mondo sono puntati sul “piano di rientro” di Nakheel. Il tempo stringe ed entro due settimane, il 14 dicembre,  la società deve restituire circa 3,5 miliardi di dollari ai suoi creditori. Una “goccia” nel mare di debiti della società ma preoccupa la tempistica. Si tratta di un bond, sottoscritto dalle banche islamiche della regione, e dunque gravido di conseguenze sui paesi vicini.

E anche se si troverà una soluzione per il 14 dicembre rimangono le altre scadenze a tormentare la Deloitte, la società che si occupa del rientro del debito: 12,3 da restituire nel 2010, e poi altri 19 miliardi nel 2011. Infine 19 miliardi di dollari nel 2012. Roba da togliere il sonno a Aidan Birkett, senior manager della Deloitte, che  mercoledì scorso ha avuto in dote la nomina a  “chief restructuring officer” della gigantesca holding di stato di Dubai.

Davanti a Birkett ci sono quattro scenari possibili: il primo, più roseo ma meno probabile, è che Dubai World riesca in qualche modo a ripagare i bond in scadenza a dicembre. La seconda è un pagamento, sempre entro la fine del 2009, dell’80% del debito. La terza possibilità, è quella di dare corso alla moratoria, almeno fino al 30 maggio 2010, approfittando del congelamento per ridefinire le scadenze.

Poi l’ultima, la peggiore, dal punto di vista patrimoniale: avviare la vendita di alcuni asset di Dubai World, a prezzo, ovviamente scontatissimo. Si tratta di uno scenario che, fino ad ora, non è stato preso in considerazione ma che, vista la situazione non può di certo essere escluso.