Crisi, Epifani: “La pagano giovani e lavoratori. Ma le tasse le dovrebbe pagare chi ha i soldi”

Pubblicato il 5 Giugno 2010 - 20:48 OLTRE 6 MESI FA

Guglielmo Epifani

“Dio non volesse, ma se dovessimo arrivare al prossimo G20 con il fallimento di qualsiasi ipotesi regolatoria dei mercati finanziari internazionali la beffa sarebbe totale. Nel senso che il mondo non avrebbe capito niente della lezione di questa crisi, a differenza di quello fece nel ’29 con gli anni seguenti”. A dirlo, parlando al Festival dell’economia di Trento, è il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.

Riguardo alla crisi economica mondiale, il sindacalista ha parlato di “paradosso morale”, ovvero che “chi non ha nessuna responsabilita, cioè i giovani, ne pagherà tutto il prezzo”.

“Quando lo Stato ha messo un sacco di soldi per sanare il sistema bancario ha gonfiato i debiti – ha aggiunto – e ognuno di noi sa che quando il debito cresce c’è uno che paga per il debito. In questo caso sono le nuove generazioni. Perché i debiti contratti hanno sempre un effetto in qualsiasi latitudine, in qualsiasi paese, in qualsiasi sistema: finiscono per ricadere sulle generazioni che verranno”.

Insieme ai giovani, a pagare il prezzo della crisi sono i lavoratori: “Cresciamo poco e anche meno della media dei Paesi europei da tanti anni, e questa crisi continuano a pagarla i lavoratori”.

A questa scarsa crescita “le imprese – ha aggiunto Epifani – hanno sempre dato come spiegazione l’articolo 18, il costo del lavoro e i salari alti. Il sindacato ha invece sempre detto che i salari non erano alti e lo dimostra il fatto che siamo al ventitreesimo posto in Europa, ma soprattutto il costo del lavoro vede un cuneo fiscale di 5-6 punti in più rispetto agli altri Paesi europei”.

“Le tasse le pagano i lavoratori, tanto più quando c’è una crisi come questa. Deve pagarle invece di più chi ha maggiori ricchezze, patrimoni e rendite”, affermazione che ha visto il consenso della platea del pubblico con uno scroscio di applausi.

Il segretario della Cgil ha parlato poi di altri “fattori storici” che condizionano l’economia italiana. Tra questi ha sottolineato “l’assenza di mobilità sociale, il divario tra Nord e Sud del Paese, la dimensione troppo piccola delle imprese e l’assenza di sviluppo del sistema dei servizi sono le altre cause che, secondo Epifani, frenano la crescita.

Epifani ha poi detto di essere in attesa del testo definitivo sulla lotta all’evasione dal Parlamento: “Non vorrei che si mettesse una norma sulle case nel catasto – ha spiegato – e poi ci si trova un emendamento che dà un ulteriore condono. Non stanno assieme il condono e la lotta fiscale, perché l’uno contraddice l’altro”.

E sull’annunciata legge costituzionale che, nelle dichiarate intenzioni di Berlusconi,  vorrebbe liberalizzare le imprese modificando l’articolo 42 della Carta, Epifani ha chiosato: “Viva la Costituzione”.