WSJ: “Per l’Europa nuovi pericoli dai finanziamenti a rischio delle banche”

Pubblicato il 16 Agosto 2012 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA
(Foto Lapresse)

NEW YORK – Un nuovo pericolo per l’eurozona potrebbe arrivare presto dalle decine di miliardi di euro di finanziamenti a rischio concessi dalle banche europee: l’allarme arriva dal Wall Street Journal.

In un articolo dal significativo titolo “Le banche europee alla prese con una montagna di ‘bad debt”’ (debito a rischio), il, quotidiano economico-finanziario americano cita uno studio di PricewaterhouseCoopers secondo cui le banche europee hanno portato avanti nel primo semestre del 2012 finanziamenti no-core per ”la cifra record di 27 miliardi di euro” e ”potrebbero arrivare a 50 miliardi per l’intero anno, contro i 36 miliardi di euro del 2011”.

Il Wall Street Journal ammette che le banche europee ”stanno facendo progressi nel diminuire i loro problemi con i finanziamenti a rischio”, ma avverte che “una nube di incertezza sull’eurozona sta rallentando la riduzione della leva finanziaria nel settore”.

Lo studio della PricewaterhouseCoopers stima ancora che la quota di crediti che non frutta interesse nel settore delle banche europee è cresciuta piu’ del 10% lo scorso anno ed è più che raddoppiata dalla fine del 2008. ”Con gli investitori privati poco disposti a fornire quel capitale e con i governi impossibilitati a procedere ad iniezioni di liquidità senza aumentare troppo il debito, l’unica alternativa per le banche è di vendere asset e ridurre l’ammontare del proprio business”, nota il giornale americano.

Se ”per la Grecia, su cui permane il dubbio sulla sua permanenza nell’eurozona, il 20% dei prestiti è a rischio” – rileva il giornale – un terzo comunque di questi finanziamenti è concentrato nelle banche di Spagna, Italia e Irlanda, ”Paesi che potrebbero avere difficolta’ a restare nell’euro se cominciasse uno sfaldamento”. E ”gli investitori sono riluttanti a mettere soldi nell’eurozona finche’ non capiscono in quale direzione si stia muovendo”, conclude Wsj citando un’analista di Fitch.