La crisi greca vista dall’America: Eurolandia cambierà per sempre

Pubblicato il 3 Maggio 2010 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro delle Finanze greco Papaconstantinou

E adesso, si chiedono in America, quanto sarà contagiosa la crisi greca negli altri Paesi dell’area Ue? Ci sono troppi “se” da valutare, scrive sul Wall Street Journal Irwin Stelzer, direttore degli studi economici presso l’Hudson Institute. In Spagna, per esempio, il debito pubblico corrisponde alla metà rispetto a quello greco, eppure la sua economia è a rischio. La Spagna potrebbe però farcela ed evitare di vedere declassato il proprio debito, “se”, sottolina Stelzer, il governo Zapatero si attiva e la smette di insistere che il peggio sia passato.

E veniamo all’Italia. Grazie ai tagli predisposti dal ministro Tremonti il rapporto deficit/Pil è al 5,2 per cento (contro il 13,6 per cento della Grecia): in questo modo il nostro Paese potrebbe evitare l’effetto Grecia. Anche il Portogallo, fino ad oggi indicato come il Paese più a rischio dopo la Grecia, potrebbe evitare un ulteriore declassamento se porta avanti il programma di “austerity” messo a punto dal governo.

Secondo Stelzer questa crisi ha reso evidente che nulla tornerà alla situazione pre-crisi economica. I tempi delle politiche fiscali nazionali sono finiti in Europa: il presidente della Ue, Herman von Rompuy, e il presidente della Commissione europea Barroso, già pensano alla creazione di un “governo economico” guidato da Bruxelles. La sovranità nazionale prende un altro colpo, grazie alla crisi greca.

Anche l’International Herald Tribune guarda agli altri paesi europei con un alto deficit. Tra questi anche l’Italia e la Gran Bretagna. Proprio questo paese, chiunque vincerà le elezioni del 6 maggio, dovrà affrontare le richieste del mercato di stilare un piano per chiudere il suo enorme “gap” fiscale.