ROMA – Quattro grandi banche irlandesi avranno bisogno complessivamente di capitali freschi per 24 miliardi di euro. Questo il risultato dello stress test sulla solidità delle banche dell’Isola diffuso dalla Banca centrale di Dublino. Nel dettaglio, Allied Irish Bank avrà bisogno di nuovi capitali per 13,3 miliardi di euro, Bank of Ireland per 5,2 miliardi, Irish Life per 4 miliardi ed Ebs Bulding Society per 1,5 miliardi. Un buco che oltre a pesare per l’Europa intera, si alinea con i debiti di altre banche che stanno inguaiando paesi come Portogallo, Spagna e la solita Grecia.
L’agenzia di rating Moody’s ha infatti annunciato che potrebbe abbassare il rating di altri Paesi della zona euro, e qualche investitore si preoccupa che dopo Spagna e Portogallo l’agenzia possa mettere nel mirino l’Italia. Tuttavia per il mercato del reddito fisso al momento questa ipotesi è da scartare: i tassi di rendimento dei bond italiani si mantengono bassi, a garanzia della loro solvibilità.
Secondo Moody’s non sono da escludere ulteriori declassamenti per i paesi della zona euro, questo perchè le misure annunciate la scorsa settimana dall’Unione europea sono insufficienti per risolvere la crisi del debito. Le misure hanno confermato sì l’impegno dei politici Ue sul fronte del fondo di salvataggio per i paesi in difficoltà, ma il punto cardine per le nazioni che si trovano sotto pressione resta l’incertezza sul loro profilo di solvibilità.
“Dati questi sviluppi, i nostri rating sovrani nella zona euro saranno guidati da tre ipotesi che sono state confermate dalle dichiarazioni giunte venerdì: la mancanza di un sostegno riguardo alla solvibilità, la possibilità di ristrutturazioni del debito e altre forme di default sovrano e la nostra aspettativa del permanere di difficoltà di finanziarsi”, si legge nella dichiarazione di Moody’s.
Secondo l’ Economist inoltre “l’outlook è negativo anche per errori commessi da Bruxelles, Berlino e Francoforte”. Il settimanale si allinea così alle recenti dichiarazioni di Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea, secondo cui il rischio di un contagio non è insignificante. L’Economist rileva che la Grecia ha un rapporto debito/Pil al 160%, l’Irlanda al 125% e il Portogallo al 100 per cento. Dato che i tassi di interesse dei bond sono saliti alle stelle (13% i decennali greci, 10% per i titoli irlandesi e 8% per quelli lusitani) il rischio dei rispettivi governi di non riuscire a rimborsare i titoli emessi resta elevato.
Come faranno questi paesi ha tornare con un bilancio in attivo se i tassi di interesse nei loro confronti vengono costantemente alzati? Se si ritiene, come ha detto il presidente dimissionario della Bundesbank Axel Weber, che gli altissimi tassi imposti dal mercato ai titoli di Grecia, Irlanda e Portogallo siano giustificati, “perché rispecchiano gli attuali livelli di rischio”, poco manca ad affermare che quei Paesi sono insolventi. Dunque tanto varrebbe, come chiede The Economist, dichiararli subito tali senza indugi.
L’unica via possibile è cominciare dalle banche, facendo chiarezza sulla loro solidità una volta per tutte, purtroppo gli stress test cominciati dall’Irlanda avranno cadenze diverse in ciascun Paese. Anche molte banche sane vanno rafforzate, comprese quelle italiane come ha sottolineato Mario Draghi. Il buon senso suggerisce che a salvare le banche malate devono provvedere gli Stati, mentre per rafforzare le sane bastano i capitali privati, non importa se stranieri.
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