Crisi d’Irlanda, Londra favorevole ad aiutare Dublino. E Berlino approva

Pubblicato il 17 Novembre 2010 - 09:26 OLTRE 6 MESI FA

La Gran Bretagna è pronta a scendere in campo per aiutare le banche dell’Irlanda, partecipando al Fondo di sostegno della zona dell’Euro e del Fondo Monetario Internazionale. A dare l’annuncio il ministro delle finanze britanniche George Osborne, al suo arrivo all’Ecofin.

”Noi faremo quello che è nell’interesse nazionale della Gran Bretagna”, ha detto Osborne, parlando ai giornalisti. ”L’Irlanda è il nostro più stretto vicino. E l’interesse nazionale britannico è che l’economia irlandese recuperi e che abbia un sistema bancario molto stabile. Ecco perché la Gran Bretagna si tiene pronta a sostenere l’Irlanda”, ha motivato il ministro britannico.

Una partecipazione della Gran Bretagna al piano di salvataggio della zona euro con Fmi e Bce ”è in discussione”, gli fa eco il commissario Ue agli affari economici e monetari Olli Rehn, interpellato al suo arrivo all’Ecofin. ”E’ naturale” che la Gran Bretagna sia pronta a partecipare ”in quanto le banche britanniche hanno un’esposizione significativa in Irlanda”, ha detto Rehn. ”Ci sono forti interconnessioni nel settore bancario”.

Favorevole ad una partecipazione di Londra al fondo per Dublino, Angela Merkel. La Gran Bretagna non contribuisce al fondo da 440 miliardi di euro istituito dall’Ue per aiutare i paesi in crisi. Ma la stessa Londra sarebbe uno dei maggiori beneficiari di un aiuto europeo all’Irlanda, quindi Berlino vorrebbe che partecipasse a ogni iniziativa al fianco della Ue e del Fondo monetario internazionale.

D’accordo con Londra anche Berlino: ieri, al congresso del partito del cancelliere Merkel, la Cdu, l’esperto di finanza del partito Michael Meister ha detto che Dublino dovrebbe alzare l’aliquota delle tasse sulle società, oggi al 12,5%. “Il livello irlandese è sotto alla media dell’Unione Europea, ha detto, considerato l’alto deficit, Dublino deve aumentare le entrate”. Cioè le tasse. Proprio il trattamento fiscale di favore concesso alle imprese è ritenuto uno dei motivi del successo economico dell’economia irlandese degli ultimi anni. E certo in pochi sono disposti a rinunciarvi.

Già nel 2009 l’Irlanda aveva un deficit pubblico molto alto (14% sul Pil) a causa della crisi finanziaria, che quest’anno  va verso il 32% sul Pil, proprio per il salvataggio delle banche, che, secondo i diretti interessati, peserebbe su questa cifra per ben 21 punti percentuali, mentre il disavanzo “normale” dello Stato sarebbe limitato all’11%. E i timori dei mercati che il Paese non riesca a sostenere questi costi stanno portando a un continuo aumento degli interessi sul debito sovrano, con un effetto di contagio anche su altri paesi vulnerabili dell’Eurozona, prima di tutto il Portogallo, ma anche la Grecia e la Spagna.

Il governo irlandese (esattamente come aveva fatto il governo greco nella primavera scorsa) continua a dire di non aver bisogno per ora dell’aiuto dei partner europei e dell’Fmi, potendo contare su una riserva di fondi sufficiente fino a giugno 2011. Teme le condizioni che si vedrebbe imposte per ottenere l’aiuto europeo e internazionale, con alcune inevitabili riforme strutturali. Dublino, in particolare, vuol salvaguardare la propria bassissima fiscalità delle imprese e la propria politica di attrazione degli investimenti esteri.

Ma da Washington anche l’Fmi ha confermato che parteciperà agli sforzi delle autorità europee nei riguardi dell’Irlanda, “al fine di determinare il modo migliore di fornire il sostegno necessario per limitare i rischi sui mercati”.