Crisi/ L’Occidente punta sulla Cina per rivitalizzare l’economia globale

Pubblicato il 25 Maggio 2009 - 20:39 OLTRE 6 MESI FA

Il governo di Pechino sta organizzando i suoi sforzi per combattere la crisi tanto meticolosamente quanto ha fatto per pianificare la sua spettacolare ascesa economica, e l’Occidente sta puntando le sue speranze sulla Cina per rivitalizzare l’economia globale, a quanto scrive Der Spiegel.

Il settimanale cita in proposito una cover story del quotidiano finanziario Handelsblatt secondo cui «la precipitosa caduta dell’economia tedesca sembra essersi fermata» e le esportazioni stanno riprendendo grazie, in parte, all’Asia.

Ma, avverte lo Spiegel, il governo di Berlino è riluttante nel predire se si tratta di una reale inversione di tendenza o soltanto di un fatto occasionale. Però, è la Cina ad essere responsabile del poco ottimismo in circolazione, perché l’Occidente spera in un aumento dell’interesse cinese nei riguardi dei suoi macchinari, beni di consumo e know-how.

L’Occidente spera che milioni di consumatori cinesi possano, almeno in parte, rimpiazzare i consumatori europei che a causa della crisi hanno acquistato sempre meno prodotti made in China. Le esportazioni cinesi sono crollate del 22 per cento nel solo mese di aprile.

Nessun alto Paese sta iniettando denaro tanto entusiasticamente nell’economia come la Cina, e quasi in nessun altro Paese il governo sta intervenendo nel mercato in maniera così rigorosa e approfondita come il governo di Pechino.

La Cina è stata uno dei primi Paesi ad annunciare un programma di stimolo economico. A novembre dello scorso anno il governo ha lanciato un piano biennale diretto ad iniettare 450 miliardi di euro nell’economia, ovvero sette volte più di quanto intende fare la Germania.

La Cina è preoccupata per i suoi investimenti finanziari negli Stati Uniti: con 1.400 miliardi di euro investiti nelle obbligazione del Tesoro americano, la Cina è il principale creditore degli Stati Uniti. In altre parole, scrive lo Spiegel, gli americani e i cinesi stanno nella stessa barca che fa acqua.

Per proteggere i loro debitori dal collasso, i cinesi non hanno altra scelta che continuare a comprare i bond americani. Ma Pechino sta anche approfittando della crisi per presentarsi come una superpotenza alternativa a quella statunitense.

I leader cinesi hanno buone possibilità di vincere questa competizione globale, almeno nel breve periodo. Dopo tutto, l’economia di stato è un terreno che conoscono bene, e il partito comunista non deve preoccuparsi di un parlamento eletto democraticamente che potrebbe voler influenzare «l’economia di mercato con caratteritiche cinesi». E possono praticamente ordinare alle banche di stato di emettere prestiti alle aziende, molte delle quali sono anch’esse di proprietà dello stato.

Ma Ni Jinjie, un ascoltato commentatore finanziario, avverte che se il governo continuerà ad elargire denaro indiscriminatamente «la struttura della nostra economia potrebbe perdere il suo equilibrio».

E la bolla cinese sta cominciando a gonfiare i mercati. A Shenzhen, dove la borsa è già salita del 50 per cento quest’anno, i controllori hanno sentito il bisogno di avvertire ufficialmente gli investitori cinesi dei pericoli insiti nello «speculare ciecamente con le azioni».