Crisi, rapporto: Anche i megaricchi ne sentono le dure conseguenze

Pubblicato il 16 Aprile 2010 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA

Il costruttore miliardario americano Donald Trump

Poveri ultra ricchi, che siano in pericolo d’estinzione? Forse sì, se continueranno a scomparire a ritmi del -24,6% in un anno, come denuncia il World Wealth Report del 2009, pubblicato da CapGemini e Merryl Lynch.

Le non proprio rincuoranti notizie per il mondo del lusso sono nell’aria da tempo: Bain & Company ha stimato una diminuzione del 10% fra il 2008 e il 2009, dopo dieci anni di crescita ininterrotta. Si parla sempre di un giro d’affari di 154 miliardi di euro, in ogni caso.

Quindi, volenti o nolenti, anche i super-ricchi hanno dovuto fare i conti con la crisi che ha depennato varie voci dei loro patrimoni. Per difenderli, hanno fatto proprio come gli impiegati a stipendio fisso, tagliando le spese superficiali, mettendo al bando frivolezze e capricci, e puntando tutto sul vero valore dell’oggetto del desiderio. Che si tratti di una villa, un viaggio o un jet.

A dimostrarlo è uno studio pubblicato dall’Economist Intelligence Unit, «Il nuovo mondo della ricchezza: sette consigli per investire, donare e spendere fra i super ricchi», per il quale sono stati intervistati 24 milionari (con asset di reddito superiori a 30 milioni di dollari), esperti di ricchezza e produttori di beni e servizi di lusso.

In generale, pare che i megaricchi stiano vivendo un’era di “new austerity”, tendenza che non si declina necessariamente in una riduzione della spesa, ma in consumi più consapevoli: l’ostentazione sarebbe vissuta con sensi di colpa e quindi si punta su marchi riconoscibili e affidabili, cioè che gli anni non hanno scalfito ma solo confermato nel mercato.

Insomma, lusso meno di forma e più di sostanza. Forse, anche più utile. D’altra parte è il tempo libero il lusso più grande, come gli esperti del settore, in realtà, predicano da anni. Quindi è importante spendere meglio non solo i propri soldi, ma anche le proprie ore, e per questo i ricchi tendono ad aumentare il loro acquisto di esperienze e servizi, risparmiando sul fronte degli oggetti.

E’ iniziata l’era del lusso immateriale? No, o meglio non ancora. Anche perché se al milionario di turno capita di trovarsi finalmente nella sua suite da 5mila dollari alle Bermuda, di volersi godere la brezza sulla terrazza privata e accorgersi che il minibar non è “complimentary” (cioè non è gratis), il suo senso del lusso precipita ancora immediatamente nella dimensione più materiale, quella del “pago e pretendo”.

Purtroppo pare che la crisi abbia colpito pure la generosità dei super ricchi: le donazioni filantropiche sono calate del 9% nell’ultimo anno, anche se tutti gli intervistati dal report asseriscono di volerle riprendere al più presto. Non si apre il portafogli per la prima charity che passa: è sempre più diffuso e praticato il “filantrocapitalismo”, cioè l’investimento in attività benefiche di cui si possono controllare i bilanci e lo status dei progetti.

E’ con questo fine che sono nate società come la New Philantrophy Capital, fondata da 4 ex partner di Goldman Sachs, che valuta le performance delle charities. I ricchi di India e Cina, invece, non sembrano sentire la crisi della generosità: d’altra parte, lo stesso mercato del Sud Est Asiatico è l’unico ad aver registrato un segno più nei consumi di lusso nel 2009, e poi ci sono realtà come la Cina che praticano interessanti sconti fiscali ai filantropi, anche perché tappano i buchi di welfare che il governo non riesce a colmare.

Tuttavia, sfogliando l’ultimo numero di Robb Report, il magazine-bibbia dei supericchi americani, si trova uno speciale di una decina di pagine dedicato agli ultimi jet privati. E nei blog come Luxist e Luxury Insider si alimenta senza posa la lista dei milionari che non hanno poi cambiato di molto il loro concetto di lusso.

Uno su tutti è l’evergreen Roman Abramovic, che fra il 2008 e il 2009 aveva perso ben 36 posizioni nella lista dei più ricchi del mondo di Forbes: in attesa che gli consegnino l’Eclipse, il più grande yacht del mondo, ha appena acquistato la Luna, nave da spedizione da record. Facile immaginarlo sul ponte a brindare ai praticanti dell’understatement con un bicchierino della Diva Vodka, quella distillata con filtri di diamanti.