Nuova austerità per l’Europa: è il prezzo per salvare l’Euro, gelata sui consumi

di Alessandro Avico
Pubblicato il 12 Maggio 2010 - 13:18| Aggiornato il 17 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Meno abiti, meno vacanze, meno lussi, meno sprechi. Sono gli effetti del tanto conclamato salvataggio dell’euro sui consumi degli europei. Dopo due anni di crisi ed una ripresa annunciata diverse volte come imminente o già in corso, accolta con entusiasmo controllato in alcuni paesi, euforico in altri, quando già si sperava, dopo lo storico accordo di Bruxelles di lunedì mattina, che tutto fosse finito e tornava la baldoria,  l’Europa invece deve fare i conti con la nuova austerità.

E’ infatti in arrivo una stagione caratterizzata da redditi congelati o ridotti e tasse più alte. Un prezzo che gli europei devono pagare per rimettere a posto i conti pubblici, pagando con gli interessi la speculazione internazionale.

Si parte dalla Grecia, il paese che più di tutti ha incassato i colpi di un’economia in crisi. Il governo greco ha infatti approvato il piano di austerità che prevede una serie di tagli mirati per far quadrare i bilanci. Niente più tredicesima, niente più quattordicesima, aumento delle tasse, dell’Iva e controlli intensificati per ridurre l’enorme evasione fiscale. Un brutto colpo, ma necessario per un paese sconvolto dalle violente manifestazioni degli ultimi anni, manifestazioni che hanno avuto un effetto collaterale cruciale per uno Stato come la Grecia: calo progressivo del turismo.

Austerità, come era prevedibile, in Grecia ma la Spagna non può di certo sorridere: record di disoccupati, 2 giovani su 3 senza lavoro, consumi alimentari crollati. Il premier Zapatero ci sta provando a risollevare un paese il cui più grosso timore è quello di finire come la Grecia, ma per farlo c’è bisogno del sacrificio, c’è bisogno ancora una volta della solita parola, austerità. Aumento dell’Iva e tagli per 50 miliardi di euro spalmati in 4 anni. Anche qui addio ai consumi.

Situazione analoga in Portogallo dove il Pil procapite è di un quarto abbondante sotto la media Ue. Taglio del 6% sugli stipendi dei dipendenti pubblici, blocco della costruzione di diverse infrastrutture in cantiere e privatizzazzioni come se piovesse. E’ il ritorno dell’austerità e la fine dei consumi.

E in Gran Bretagna come vanno austerità e consumi? Ad aprile le vendite al dettaglio sono diminuite del 2,3%, il calo più brusco dal 2008. I consumatori sono bloccati in attesa delle decisioni che dovrà prendere il nuovo governo, decisioni che probabilmente non saranno molto diverse dal resto dei paesi europei: incrementi dell’Iva e delle tasse e botta di forbice alla spesa pubblica.

In Germania invece le stagioni si invertono, ad un inverno caldo caratterizzato dall’aumento dell’occupazione è seguita una primavera fredda, gelida fatta da nessun tipo di taglio alle tasse.

In Francia Sarkozy non vuole allarmismi e non vuole strvolgere l’equilibrio del paese, ma il taglio c’è stato. I quattro milioni di dipendenti dell’amministrazione pubblica verranno ridimensionati diventando circa la metà.

Abbiamo visto le manovre, i tagli e l’austrità dei principali paesi europei, accomunati, come del resto l’Italia, dal calo dei consumi. Inutile dunque parlare in maniera euforica e trionfante di ripresa economica se poi la gente non può tornare a spendere. Per vestiti, vacanze ed altri sfizi bisognerà aspettare una nuova stagione forse non troppo lontana ma per ora solo un miraggio.