Attacco ai titoli di Stato europei. Dietro ci sono le grandi banche Usa

Pubblicato il 1 Dicembre 2010 - 13:38 OLTRE 6 MESI FA

Titoli di Stato che salgono e che scendono, con lo spread che aumenta o diminuisce. E dietro a tutto, le grandi banche americane. A rivelarlo è una delle dirette interessate, sentita, con la garanzia dell’anonimato, dalla Stampa.

“Le grandi banche americane hanno ripreso a speculare, liquidando le posizioni in titoli di Stato denominati in euro”, e quindi anche gli italiani Btp. “Il denaro viene in parte parcheggiato in titoli del debito americano, in parte utilizzato per comprare protezione sul fallimento di alcuni stati a rischio”.

Tra gli acquisti, i “cds”, credit default swap: si tratta di derivati che proteggono dal fallimento di un emittente, ma possono anche essere usati per scommetter sul collasso di un Paese. Dal momento che i cds vengono usati anche come indicatori dello stato di salute di un Paese, è facile cadere in speculazioni e difese interessate, che portano, talvolta, a creare falsi allarmi.

Un esempio: se gli analisti dicono che un Paese ha bisogno di aiuti, inizia la corsa alla vendita dei suoi titoli di Stato. Così è successo in primavera quando Bruxelles dovette intervenire per salvare la Grecia. Si sparse la voce che tutti i “Piigs”, compresa l’Italia, stessero per correre un pericolo analogo. Così iniziò la corsa alla vendita dei btp, con la conseguenza che i rendimenti salirono e i prezzi scesero.

Gli investitori si rivolsero verso la più solida Germania. Cioè la patria dei noti Bund, valore di riferimento dello spread. In quei giorni i Bund videro i propri rendimenti scendere e i prezzi salire, segno dell’apprezzamento degli investitori.

In questi giorni però non si punta più su uno Stato piuttosto che un altro dell’Ue. Il problema è diventata la moneta unica in generale. “La sensazione è che stanno attaccando l’euro in quanto tale, vendendo i titoli denominati in valuta unica”, dice un trader al quotidiano torinese.

A indicare che è così è, ancora una volta, il Bund, fermo su posizioni buone ma tutt’altro che eccellenti. Mentre è scattata la vendita ai titoli degli altri Paesi membri, con lo spread che si allargava.