La crisi costa meno del previsto. È quanto sostiene il segretario del Tesoro americano Timothy Geithner sulle pagine del Washington Post.
“Il costo complessivo della crisi sarà una frazione di quanto originariamente temuto, e molto inferiore a quello richiesto per risolvere la crisi delle casse di risparmio degli anni ’80. Il vero costo della crisi, comunque, sarà sempre misurato dai milioni di posti di lavoro persi, dai miliardi di dollari di risparmi persi e dalle migliaia di imprese fallite”, ha affermato l’economista.
“Stiamo riparando il sistema finanziario a un costo decisamente inferiore rispetto a quanto anticipato e atteso, ha aggiunto Geithner. Le nostre ultime stime fissano il costo del Troubled Asset Relief Program (Tarp) a 117 miliardi di dollari e, se il Congresso sarà il via alla tassa di responsabilità sulle banche, il costo del piano per gli americani sarà zero”.
A confermare le stime del ministro dell’economia americana, il Fondo Monetario Internazionale. L’istituto ritiene che il costo della crisi internazionale per il sistema bancario delle economie avanzate sarà minore di quanto si pensasse in un primo momento, e per questo ha rivisto le sue stime al ribasso.
Secondo quanto si legge nella bozza del World Economic Outlook anticipato dall’ANSA, il Global Financial Stability Report (GFSR) di aprile 2010 ha “abbassato le stime delle svalutazioni e degli accantonamenti su perdite da parte delle banche, attuali e future, per il periodo 2007-2010, da 2.800 a 2.300 miliardi di dollari, due terzi dei quali sono stati già iscritti a bilancio alla fine del 2009”.