Crisi, Usa/ Il New York Times accusa Obama di inazione e chiede un altro stimolo per l’economia

Pubblicato il 15 Luglio 2009 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA

Il New York Times si chiede in un editoriale perchè il presidente Barack Obama non intraprende altre iniziative per alleviare la crisi economica mentre ”la disoccupazione cresce, i pignoramenti aumentano a dismisura e le banche continuano a non prestare denaro”. In questa situazione, il quotidiano scrive che ”la necessità di ulteriori aiuti federali è inevitabile”, allineandosi di fatto con chi ritiene necessario un altro stimolo economico.

E’ una posizione che contrasta con quanto dichiarato non più tardi di domenica scorsa dallo stesso Obama, il quale ha respinto l’idea che il Paese abbia bisogno di un secondo stimolo economico per uscire dalla recessione ed ha esortato gli americani ad avere pazienza fino a quando il suo piano di ripresa economica non comincerà a dare frutti. Il capo della Casa Bianca ha anche detto che per arrestare l’aumento della disoccupazione, attualmente al 9,5 per cento, occorre tempo.

Prendendo lo spunto dalle dichiarazioni del presidente, il Times scrive: ”E’ vero che occorre più tempo perchè i provvedimenti presi finora abbiano effetto. Ma è anche vero che disoccupazione e fallimenti affliggono l’economia più di quanto era stato stimato quando tali provvedimenti sono stati varati. Appare quindi inevitabile il bisogno di altri aiuti federali”.

Uno degli argomenti contro il varo di un altro stimolo, osserva il Times, è che ulteriori indebitamenti in deficit del governo potrebbero causare un aumento dei tassi di interesse. Ma la soluzione per il deficit ”non è di evitare altri stimoli in un momento di necessità ma di introdurre disciplina fiscale a lungo termine. Il modo migliore per ottenere questo obiettivo da parte dell’amministrazione e dei democratici in Congresso è finanziare la riforma dell’assistenza sociale. ”Questo – scrive il Times – dimostrerebbe che la gestione del bilancio è in buone mani”.

Per quanto riguarda pignoramenti e sequestri, il Times ricorda che il ministro del Tesoro, Timothy Geithner, e il ministro dell’edilizia, Shaun Donovan, hanno strapazzato i principali fornitori di mutui ipotecari a causa della loro incapacità e lentezza nel modificare i prestiti inesigibili, ma non è ancora chiaro, rileva il Times, se Geithner e Donovan hanno capito cosa sta succedendo.

I due ministri sostengono che prevenire quei pignoramenti che possono essere evitati è un obiettivo ”condiviso da tutti”, ma in realtà i prestatori e gli investitori nei mutui hanno molte ragioni per preferire i pignoramenti alle modifiche: una delle quali e’ che i pignoramenti consentono alle banche di ritardare le perdite fino a completamento del processo, che può durare un anno o più. Se l’amministrazione vuole davvero dare il via alle modifiche dei prestiti, scrive il Times, dovrebbe aumentare gli sforzi affichè ai giudici preposti alle bancarotte sia concessa la facoltà di modificarli.
 
Il Times critica l’amministrazione anche sul capitolo banche, accusandola di aver per ora accantonato il progetto di finanziare l’acquisto dei loro asset tossici, adducendo il motivo che gli istituti stanno avvendo successo nell’acquisire capitali. Un’altra spiegazione, rileva il Times, è che le banche non vendono, perchè in base a nuove regole contabili è più conveniente per loro tenersi gli asset tossici. Ma perchè dichiarare perdite quando non ce n’e’ bisogno?, si chiede il quotidiano.

Il Times conclude affermando che se l’atteggiamento wait-and-see dell’amministrazione e’ una tatica a breve termine, è destinata ad essere un errore di calcolo. Il bisogno per ulteriori interventi di sostegno e’ urgente, e l’amministrazione non può ignorarlo.