Crisi:Darwin, evoluzione e capitalismo

Pubblicato il 11 Aprile 2009 - 11:19| Aggiornato il 12 Maggio 2009 OLTRE 6 MESI FA

Piu’ che nei bilanci scalcinati della Lehman Brothers e piu’ che nelle contraddizioni interne del capitalismo, la futura esplosione della grande crisi finanziaria che ancora attanaglia il mondo sviluppato era scritta nel Dna dell’uomo, fin dalle sue origini. Ed aveva come profeta non Karl Marx, che pure allo Zusammenbruch dell’economia di mercato ha sempre creduto fermamente, ma nientemeno che Charles Darwin. Rileggere “On the Origin of the Species”, in questi giorni in cui l’incertezza per il futuro si rafforza sotto la spinta delle catastrofi naturali e dei dati dell’Istat, puo’ risultare quindi molto istruttivo, o almeno interessante. A Londra la Penguin ne ha curato una riedizione integrale, con una nuova introduzione scritta da uno dei massimi cultori della materia, William Bynum. E’ Bynum che, a pagina 25, riferisce di un particolare illuminante. Nel 1838, cioe’ una ventina d’anni prima che fosse dato alle stampe il suo libro piu’ famoso, Darwin incontro’ intellettualmente un altro grande del pensiero britannico, Thomas Malthus. Secondo questi la capacita’ riproduttiva di una specie vivente e’ senz’altro superiore alla sua capacita’ di sopravvivenza. In altre parole, ci si riproduce molto di piu’ facilmente di quanto gli esiti della nostra riproduzione non possano riuscire a sopravvivere nel mondo in cui noi li abbiamo messi. Vale per tutti: dall’uomo alle zanzare.(AGI) Nic

SCIENZA: DARWIN, L’AUSTRALOPITECO E LA GRANDE CRISI DEL 2008 (2)
(AGI) – Londra, 11 apr. – “Dopo la lettura di Malthus”, sottolinea Bynum, le annotazioni private di Darwin cambiano radicalmente natura” e si concentrano sulla selezione naturale tramite accoppiamento ed il suo nesso con la selezione degli uomini. Al punto che “inizio’ a pensare al mantenimento della specie anche in termini personali”. Insomma, volle mettere la testa a posto e prendere moglie. Considerando che nello stesso periodo si mise a leggere anche Adam Smith, si puo’ ritenere che pensasse al plusvalore per l’essere umano nel diventare, da uno, due. In ogni caso, anche se non avesse mai sposato Emma Wedgwood, Darwin avrebbe comunque potuto vincere il fascino esercitato sulle sue teorie dall’idea della “mano invisibile del mercato”. Un’impronta rimasta talmente evidente da far teorizzare ad un economista del secolo scorso, Friedrick von Hayek, che le idee di Darwin non siano altro che l’applicazione alla biologia della teoria economica classica. La conclusione logica che si dovrebbe trarre dal ragionamento di Darwin e’ che, piu’ si procede con l’evoluzione umana, piu’ il comportamento dell’individuo in economia diviene razionale. Ma e’ un errore, e Darwin lo sapeva benissimo. Tutta colpa dell’Australopiteco.(AGI) Nic

SCIENZA: DARWIN, L’AUSTRALOPITECO E LA GRANDE CRISI DEL 2008 (3)
(AGI) – Londra, 11 apr. – Ad un certo punto dell’evoluzione, infatti, i nostri antenati compirono un salto non biologico, ma culturale. Una cosa che avviene all’incirca un milione e mezzo di anni fa, quando la scimmia era indecisa se trasformarsi in Homo Ergaster o rimanere Australopiteco. Mentre la natura seguiva il suo corso, gli ominidi passarono dalla condizione di cacciatori puri e semplici a quella di cacciatori-raccoglitori. Nasce a questo punto l’economia comportamentale, branca della scienza che dovrebbe far sintesi tra Darwin, Malthus e Smith. Dovrebbe fare, ma non fa. Infatti l’uomo esternamente e’ divenuto ergaster, sapiens e sapiens sapiens, ma dentro di se’ e’ rimasto australopiteco: capace di agire in piccoli gruppi, pronto ad effettuare scambi a somma zero e quindi sospettoso ed invidioso di chi e’ piu’ fortunato. Cioe’ chi e’ in grado di accumulare piu’ di lui potere e ricchezza, perche’ nei giochi a somma zero si vince sempre a spese di qualcun altro. come nel caso dei titoli tossici e dei mutui subprime. Il cerchio si chiude: l’evoluzione alla fine si rivela essere l’eterno ritorno della scimmia e l’uomo non arrivera’ mai all’Uebermensch. Resta a questo punto in sospeso un interrogativo: che fine fece il matrimonio di Darwin? Due anni fa l’Universita’ di Cambridge, che li aveva avuti in eredita’ da un pronipote dello scienziato, ha messo su internet i diari di Emma Wedgwood. Non sono esaltanti: Emma non doveva essere una di quelle donne che fanno il tifo per il marito, se e’ vero che l’unica cosa da lei annotata il giorno dell’uscita dell'”Origine delle specie” e’ “Partita con i bambini, dormito a Manchester”. Ma anche Charles non doveva essere un granche’. Questo infatti il commento di lei alla prima note di nozze: “Andata a comprare una poltrona”. No, lui non doveva essere un australopiteco. O almeno nel suo matrimonio non si creo’ alcun plusvalore. (AGI) Nic