Il “compagno” D’Alema chiede a Berlusconi di “autocolpirsi” sulla cedolare secca: “Non paga una lira e la manovra colpisce i bidelli”

Pubblicato il 8 Giugno 2010 - 12:30 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema

Finalmente una cosa di sinistra da Massimo D’Alema:  “Noi non neghiamo la necessità di una manovra, ma chiediamo che sia equa”.

D’Alema ha fatto un esempio abbastanza scontato: “Con questa manovra un bidello non può andare in pensione; Berlusconi con decine di miliardi di guadagni non versa una lira”.

D’Alema qui ha toccato un punto nevralgico, che nessuno governo, né di destra né di sinistra, ha mai avuto il coraggio di affrontare: quello della imposta secca al 18% quale che sia il profitto realizzato sulle plusvalenze per chi gioca in borsa.

Vincenzo Visco, comunista doc, odiato da molti italiani per l’inutile crudeltà di certe sue tasse, non aveva mai avuto il coraggio di affrontare quel nodo, il che la dice lunga su quanto Visco e i suoi compagni di partito fossero davvero di sinistra. Nessuno ha avuto mai il coraggio di toccare i padroni e non c’è da pensare che dipenda dal fatto che avesse, come molti suoi “compagni”, frequentazioni di salotti e tavole di ricchi miliardari.

Però questa volta ha ragione D’Alema, anche se resta difficile pensare che un “paperone” come Berlusconi si sottoponga a una cura punitiva che la sinistra non è stata capace di proporre.

Forte del fatto che non è costretto a dare seguito operativo alle sue parole, D’Alema ha poi aggiunto: “Noi abbiamo detto da due anni che c’é la crisi e ci siamo sentiti rispondere che non è vero. Noi non neghiamo la necessità di una manovra, ma se fosse stata fatta qualche spesa in meno ora si sarebbe potuto fare qualche taglio in meno”. Diglielo anche a Prodi.