I contribuenti da rispettare e la spesa pubblica inarrestabile

Pubblicato il 29 Aprile 2012 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA

Euro Ferruccio De Bortoli, con un editoriale pubblicato su l Corriere della Sera di domenica 29 aprile, parla del problema delle tasse e della spesa pubblica. Secondo De Bortoli, infatti la spesa pubblica appare sempre più come un “fiume carsico” di cui non si riesce ad intuire appieno la portata.

Scrive De Bortoli: “Maggio sarà un mese decisivo per il governo. L’esecutivo Monti ha fatto in gran parte bene, ma si è indebolito: ha bisogno di nuovo slancio. Se la crescita è l’obiettivo primario, è necessario che già dalla prossima settimana il governo dia segnali concreti. Non generici impegni a ridurre la spesa o discorsi cattedratici sulle virtù della spending review, che tradotto vuol dire: cerchiamo di capire almeno dove finiscono i soldi pubblici. Come prima cosa, andrebbe detto che la pressione fiscale, oggi vicina al 45 per cento, non aumenterà più. Anzi, diminuirà appena possibile, specie sul lavoro, scrivendolo a chiare lettere nel prossimo disegno di legge delega sulla riforma fiscale. Poi: che la clausola di salvaguardia, introdotta già dal precedente governo (si alza l’Iva a ottobre se la spesa non si è ridotta), sarà semplicemente rovesciata. Il pareggio di bilancio d’ora in poi si raggiungerà solo con la compressione delle uscite. Impossibile? No. La spesa pubblica è stata pari nel 2011 a quasi 800 miliardi (50,5 per cento del Pil). Tolti stipendi, pensioni e interessi passivi, restano circa 200 miliardi in acquisti di beni e servizi e varie”.

L’editorialista del Corriere della Sera prosegue: “Ognuno applichi la propria percentuale di risparmio pensando a una famiglia o a un’impresa. Il gettito atteso dal prossimo ritocco dell’Iva per il 2012 è di 4 miliardi, l’intera Imu ne vale 21. Come hanno spiegato su queste colonne Alesina e Giavazzi, le tasse hanno un effetto recessivo, i tagli mirati alla spesa pubblica no. Certo, hanno costi politici e personali più elevati. I destinatari dei tagli hanno nomi, facce e corporazioni. I contribuenti sono tanti e senza volto. Gli italiani sopportano sacrifici rilevanti e non capiscono perché l’azienda Stato, che spesso non paga gli arretrati, non riesca a risparmiare come l’impresa nella quale lavorano, avvertendone peraltro tutti i dolorosi segni, o come il loro stesso nucleo familiare”.

“Il ministro Giarda si sta dando da fare, ma siamo sicuri che tutti nel governo e nell’alta dirigenza si comportino allo stesso modo? La Ragioneria, che forse detiene i libri e conosce i conti, è convinta e coinvolta? E negli enti locali, responsabili di metà della spesa, vi è un uguale senso dell’urgenza o molti si difendono guardando in casa dell’altro e intanto adeguano le addizionali?”

“A volte si ha la sensazione che la spesa pubblica sia un immenso fiume carsico del quale si intuisce a malapena la portata, ma, peggio, che sia considerata una sorta di res nullius, della quale disporre a piacimento. Qualcosa di cui alla fine non si deve rendere conto a nessuno. Tanto è sempre andata così, ci si poteva indebitare e scaricare l’onere dell’inefficienza, attraverso le tasse, sulle famiglie e le imprese. Metà delle pratiche pubbliche sono inutili se non dannose. Con quelle non si fa crescita. Intere regioni, come hanno dimostrato le inchieste del Corriere, non sanno nemmeno quanto spendono per la sanità. Lo scandalo è tutto drammaticamente qui: nell’incapacità ipocrita e nella volontà apparente con cui ci si misura con quell’immensa discarica abusiva dei nostri difetti nazionali che è la spesa pubblica”.