Debito, Germania sorpassa l’Italia. L’Europa “strozzata” dal sostegno alle banche

di Riccardo Galli
Pubblicato il 27 Aprile 2011 - 15:41 OLTRE 6 MESI FA

foto Lapresse

ROMA – Ci sono classifiche da scalare e classifiche in cui è un bene perdere posizioni. La Germania, dopo aver scavalcato l’Italia nel ranking Uefa ed aver così assicurato alle sue squadre di calcio un posto in più nelle future Champions League, ha ora scavalcato il nostro paese in una meno onorevole classifica. E a gioire, del mal comune, questa volta è il bel paese. Parliamo della classifica dei paesi più indebitati al mondo. Da ieri Berlino occupa la terza posizione. Ha scavalcato Roma facendo scivolare il nostro debito in quarta posizione. Ma, come sempre, non è tutto oro quello che luccica. Il debito pubblico tedesco è infatti diventato il terzo al mondo in termini assoluti, ma nella specialità “rapporto debito-Pil”, l’Italia rimane davanti ai cugini tedeschi.

Il debito pubblico tedesco, per effetto delle revisioni contabili adottate da Eurostat, è aumentato nel 2010 di ben 319 miliardi di euro, toccando così quota a 2.080 miliardi, primo debito europeo ad andare oltre la soglia dei 2mila miliardi. Eurostat, con la prima notifica del 2011, ha incluso nel perimetro del debito pubblico dei Paesi Ue le società veicolo che si sono fatte carico dei salvataggi delle banche pericolanti durante la crisi. Ciò ha comportato per la Germania le conseguenze negative maggiori perché il suo debito pubblico in rapporto al Pil è cresciuto dal 73,5% del 2009 e dal 75,7% inizialmente previsto fino allo scorso ottobre per il 2010, al ben più corposo 83,2% definitivo. Quello tedesco è dunque diventato il terzo debito pubblico lordo più alto del mondo in valore assoluto, scavalcando di 236 miliardi quello dell’Italia, sceso al quarto posto.

Ma se la Germania piange di certo gli altri stati europei non ridono. Il debito pubblico della “Eurozona” nel 2010 è passato dal 79,3 per cento all’85,1 per cento della ricchezza prodotta. E’ l’effetto del sostegno, a colpi di denaro pubblico di ogni paese, alle banche e al sistema finanziario. Rimanendo nell’area UE anche il debito pubblico della Gran Bretagna del 2010, previsto in autunno dalla Commissione europea pari al 77,8%, è stato elevato all’80% del Pil. Per non parlare delle “passività contingenti” accumulate da molti Paesi durante la crisi, cioè di quelle garanzie ed emissioni a favore delle banche che per il momento non sono considerate debito pubblico ma che potrebbero diventarlo in futuro, anche soltanto in parte, se le cose dovessero andare storte. Nel 2010 l’Eurostat ha stimato tali “passività contingenti” pari al 24,7% del Pil per la Gran Bretagna, al 125% per l’Irlanda, al 25,1% per la Grecia, al 15,9% per il Belgio, al 5,6% per la Spagna e al 2,8% per la Germania. L’Italia, per inciso, non ha “passività contingenti” di questo tipo.

Sul fronte del rapporto deficit Pil quello italiano, nel 2010, è stato pari al 4,6%, di poco ma superiore a quello tedesco, pari al 3,3%, contro il 7% della Francia, il 9,2% della Spagna, il 10,4% della Gran Bretagna e il 10,6% degli Stati Uniti. Ma quasi tutto il deficit dell’Italia consiste nel pagamento degli interessi sul debito pregresso: è ancora, cioè, una conseguenza di quella crescita futura che avevamo rubato alle nuove generazioni negli anni 80. Gli altri Paesi, invece, stanno rubando ora ai loro giovani la crescita futura, come mostrano chiaramente i bilanci primari previsti dall’Fmi per il 2011. Infatti, quest’anno l’Italia sarà l’unico Paese del G-7 a presentare un avanzo primario (0,2% del Pil). Tutti gli altri Stati, dopo i già disastrosi 2009-2010, avranno ancora dei deficit primari, nella maggior parte dei casi assai consistenti: Stati Uniti (9%), Gran Bretagna (5,5%), Francia (3,3%), Giappone (8,6%), Canada (4,1%), Germania (0,3%).

Se poi al debito pubblico dei vari paesi Ue si sommano i debiti delle aziende e quelli dei cittadini , la maglia nera europea spetta all’Irlanda. Come si evince da uno studio di Standard & Poor’s, aggiungendo al debito contratto dal governo, quello in carico alle imprese e alle famiglie, si può avere un quadro più chiaro della situazione finanziaria di un paese. Sulla base di questo mix il sistema paese Irlanda ha un debito pari al 286% del Prodotto interno lordo (ottenuto sommando il 66% del debito governativo, il 133% di quello delle aziende e l’87% sul groppone delle famiglie). In sostanza, è vero che l’Irlanda in questo momento rispetta a pieno i dettami del Trattato di Maastricht secondo cui il rapporto debito pubblico/Pil “deve tendere” intorno al 60%, ma è anche vero che le finanze pendenti di imprese e consumatori irlandesi sono superiori rispetto a qualsiasi altro paese europeo. Nella classifica dei sistemi economici più indebitati segue, in seconda posizione, il Portogallo con una leva finanziaria del 250% (77% governo, 87% imprese, 86% famiglie), di poco superiore al Regno Unito (245%) che occupa il terzo gradino e precede la Spagna (231%) un altro paese in piena regola con Maastricht (il rapporto debito/pubblico sul Pil è del 54%). Anche in Olanda l’indebitamento di aziende e famiglie supera quello delle finanze statali collocando i Paesi Bassi al quinto posto di questa graduatoria con un mix del debito complessivo pari al 230% del Prodotto interno lordo.

Quanto alla Grecia, che da mesi preoccupa l’Unione europea a causa dei conti pubblici traballanti, occupa la settima posizione (194%) subito dopo l’Italia (218%). Queste due economie hanno in comune un alto livello del debito pubblico (rispettivamente 113% e 115% del Pil) e una bassa propensione al debito da parte delle famiglie: 41% per la Grecia e 32% per l’Italia. Una delle differenze tra i due paesi, non da poco, è la solvibilità del debito sovrano. L’Italia è ritenuta molto più affidabile: viaggia con un rating A+ di Standard and Poor’s. Secondo Moody’s è Aa2 e per Fitch è AA-. La Grecia vacilla tra il BBB+ di Standard and Poor’s e il BBB- di Fitch. Scorrendo verso il basso quella classifica si scopre che i paesi meno indebitati nell’area Ue sono la Polonia, la Slovacchia e la Romania. Con gli ultimi due che si attestano ben al di sotto del 100% del Pil di debito, 61% per la Romania e 81% per la Slovacchia e, leggermente più staccata, la Polonia che arriva al 103%.