Decreto Rilancio truffa libera: maggio 2020-novembre 2021, i 18 mesi del bottino bonus casa, sei miliardi

Bonus edilizi nella versione Decreto Rilancio per i 18 mei da maggio 2020 novembre 2021: a norma di legge nessun controllo, nessuna documentazione richiesta e carosello senza limiti dei crediti fiscali. Un invito alla truffa. Raccolto, alla grande.

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Ottobre 2022 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA
Decreto Rilancio truffa libera: maggio 2020-novembre 2021, i 18 mesi del bottino bonus casa, sei miliardi

Decreto Rilancio truffa libera: maggio 2020-novembre 2021, i 18 mesi del bottino bonus casa, sei miliardi FOTO ANSA

Maggio 2020, Decreto Rilancio. Doveroso, indispensabile: il paese è nella morsa della pandemia. Spargere denaro pubblico ad una economia paralizzata è un dovere e una necessità. Nel Decreto ci sono tante misure e nel corso del tempo i Decreti saranno un rosario, una catena, alla fine circa 150 i miliardi pubblici in sostegni, ristori, aiuti, garanzie statali sul credito, cassa integrazione. E ci sono i bonus edilizi o meglio la versione per così dire più tollerante dei bonus edilizi. Il meccanismo, la legge consentiranno di prendere i soldi dei rimborsi fiscali, i soldi pubblici, i soldi dei contribuenti con estrema facilità, tanto estrema che i soldi potranno essere presi anche senza fare nessun lavoro di ristrutturazione o efficienza edilizia. Effetto collaterale di una legge permissiva? Mica tanto collaterale: in 18 mesi sei miliardi di euro il bottino di una truffa allo Stato, una truffa facile facile.

Scippo con destrezza (neanche tanta)

Ha funzionato a lungo così: si finge, con apposito giro fatture, di aver speso 100 euro per lavori edilizi e si acquisisce così credito fiscale (a seconda dei bonus) di 90 o 75 o 60. Lo Stato ti deve via fisco 90 o 75 o 60 euro per ogni 100 che hai fatto finta di spendere. Poi, per stare tranquillo e perfezionare la stangata allo Stato, giri il credito fiscale a banche o Poste Italiane o Cassa Depositi e Prestiti che, in media, trattengono un 20%. Poco male: ti restano comunque 70 o 60 o 50 euro per ogni cento che hai fatto finta di spendere. Da zero a 70 o 60 o 50 euro: una redditività che neanche lo spaccio di cocaina…Le istituzioni finanziarie hanno, a norma di legge, riciclato e pulito per te il denaro della truffa. E, per stare tranquillissimi e inafferrabili, il credito fiscale causa bonus girato alle banche o a Poste o Cdp viene intestato a prestanome, quasi sempre incapienti, molti di loro over 80 anni e mai presentato un 730, alcuni anche pregiudicati per truffa. Scippo di grandi dimensioni ai danno della borsa dello Stato, con destrezza. Ma neanche tanta.

Nessun controllo, a norma di legge

Neanche tanta destrezza necessaria a scippare e truffare perché, a norma di legge, è escluso ogni controllo sull’esecuzione dei lavori edilizi, libera è la circolazione del decreto come fosse banconota al portatore, al richiedente non è richiesto esibire nessuna documentazione. Si fa domanda, la si correda di fatture con sottostante il nulla e Agenzia delle Entrate registra e paga. Im diciotto mesi ci hanno fatto l’enormità di sei miliardi di euro. Una parte del bottino è già all’estero, bloccati ancora in Italia dagli inquirenti solo 1.500 milioni. I sei miliardi, va ricordato, sono l’ammontare delle truffe scoperte e quindi indagate. Quindi il monte truffa deve essere più alto. Nessuna documentazione, nessun controllo, invito alla truffa. Invito raccolto.

Pacchia finisce

Cambia governo, cambia la norma sui bonus: controlli almeno un po’ e fine del carosello infinito del credito fiscale, fine della lavanderia autorizzata dei proventi della truffa. Si poteva controllare anche nei 18 mesi della truffa libera? Sì, si poteva. Bastava incrociare fatture e status fiscale e patrimoniale delle aziende che le emettevano. Bastava controllare identità di molti richiedenti bonus. Bastava, come è bastato, porre limiti alla cessione dei crediti fiscali. Il Decreto Rilancio versione permissiva portava la firma di Giuseppe Conte premier. La versione con i controlli porta la firma di Mario Draghi premier.