Deficit sotto controllo, Letta può restituire 40 mld alle imprese. L’Ocse frena

Pubblicato il 2 Maggio 2013 - 10:39| Aggiornato il 3 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Deficit sotto controllo, ora Letta può restituire 40 mld alle imprese. Fine della libertà vigilata? Già di ritorno dal suo primo tour europeo, il presidente del Consiglio Enrico Letta è tornato ragionevolmente ottimista. Ha confermato ai suoi interlocutori il rispetto degli impegni ma anche registrato una diversa sensibilità, una maggiore apertura specie sul tema cruciale della restituzione dei crediti commerciali alle imprese da parte dello Stato. A giorni potrebbe essere revocata la procedura di infrazione sul deficit eccessivo.

Manca ancora la certificazione Eurostat (domani 3 maggio) ma, insomma, siamo a un passo dalla fine della libertà vigilata sui nostri conti pubblici che di fatto inibisce qualsiasi azione di contrasto alla recessione e alla paralizzante crisi di liquidità. Il commissario Barroso è molto ottimista in questo senso: ha espresso un parere positivo personale e non vincolante ma non ci sono ragioni per esporsi in questo modo per essere poi smentito. Il nuovo deficit previsto per il 2013 (contando la restituzione dei crediti alle imprese) è al 2,9% sul Pil, quindi ancora in zona pericolo secondo la Ue, ma sotto la soglia del 3% e in una prospettiva di consolidamento dei conti affatto diversa dall’inizio della procedura di infrazione.

Anche perché, il deficit strutturale del 2013 (disavanzo al -0,5% del Pil senza tener conto di recessione e entrate/uscite una tantum) è in via di azzeramento (e non abbiamo approfittato dell’anno in più di tempo concessosi che il governo Berlusconi preferì non utilizzare). E soprattutto, perché le manovre super recessive di consolidamento dei conti, veri e propri salassi nei confronti del contribuente italiano, sono state concordate passo passo con l’Europa che, a questo punto, non può sconfessare se stessa.

Abbiamo fatto i compiti a casa (come imponeva Angela Merkel) e bene: è la stessa Ue che ha caldeggiato lo smobilizzo dei debiti commerciali che resta, comunque, una operazione una tantum. 40/50 miliardi già nel 2013 rappresentano quell’iniezione di liquidità (e fiducia) indispensabile a, perlomeno, intercettare i primi segnali di crescita previsti a fine anno. Sarebbe paradossale quindi una bocciatura Ue per qualcosa che essa stessa ha perorato e organizzato. Se poi la quantificazione totale dei crediti superasse i 100 miliardi (cosa altamente probabile) l’Europa acconsentirebbe a una diluizione triennale dei pagamenti.

Il no dell’Ocse al taglio delle tasse. In questa partita resta sullo sfondo l’enorme debito pubblico che però resta il maggiore ostacolo segnalato dall’Ocse per un’inversione di tendenza sul tema tasse. «È impossibile per il momento ridurre in modo significativo il livello complessivo dell’imposizione» in Italia. È possibile invece «l’eliminazione delle agevolazioni fiscali per incrementare la base imponibile e quindi un ritocco delle aliquote marginali senza impatto sulle entrate». È quanto si legge nel rapporto Ocse sulla situazione dell’economia italiana nel 2013, presentato oggi al Cnel. Il rapporto debito/Pil salirà al 131,5% nel 2013 e ancora al 134,2% nel 2014.

Lo prevede l’Ocse che avverte: «Con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante, l’Italia rimane esposta ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari. La priorità è quindi la riduzione ampia e prolungata del debito pubblico» perché «con un rapporto debito/Pil vicino al 130% e un piano di ammortamento del debito particolarmente pesante», il Paese «rimane esposto ai cambiamenti improvvisi dell’umore dei mercati finanziari». Secondo il nuovo quadro di previsione contenuto nell’Economic Survey, l’indebitamento netto sfonderà di nuovo la soglia del 3% del Pil quest’anno e il prossimo, toccando prima il 3,3% e poi il 3,8%.