Se denunci offerte o richieste di tangenti, premio del 30% dell’importo

Pubblicato il 31 Gennaio 2012 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Se denunci un caso di corruzione ricevi un premio fino a un terzo dell’importo fatto risparmiare all’erario. Non è un invito alla delazione, né il reclutamento di “bounty killer” della pubblica amministrazione a caccia di taglie. Si tratta di un suggerimento della Commissione Prevenzione del ministero della P.A. arrivato sul tavolo del premier e già tramutato in proposta di emendamento a disegno di legge anti-corruzione che si discute alla Camera. Riguarda tutti coloro, e sono tanti, che hanno ricevuto l’offerta o la richiesta di una tangente: chi ha il coraggio, o semplicemente il senso civico, di non starsene zitto, va ripagato con una quota di quanto lo Stato riesce a recuperare.

Sebbene la percezione del cancro di tangenti e corruttele varie sia altamente percepito, la statistica ci condanna, rispetto agli altri paesi, specie per il numero di denunce, drasticamente diminuito dagli anni di Mani Pulite. In quel periodo il sentimento anti-tangentisti produsse una raffica di segnalazioni che portarono i malfattori in Tribunale. Nel 1992 le denunce furono 2000, con un crescendo che ha avuto il suo picco con oltre 3000 nel 1996. Dieci anni dopo il clima era nettamente cambiato: le denunce quasi si dimezzarono, a 1700, per arrivare nel  2006 a sole 239.

La diminuzione verticale delle denunce contrasta con altre rilevazioni: in un sondaggio del 2009 il 17% degli italiani ha dichiarato di aver ricevuto “proposte indecenti” o la richiesta di una tangente, contro una media europea del 9% . Ancora più allarmante è il 13% di italiani che ha dichiarato di aver pagato tangenti per ottenere un servizio pubblico: in Europa solo il 5% ha avuto un’esperienza simile.

Il premio a chi denuncia è solo l’aspetto più appariscente di un importante progetto per limitare i casi di corruzione all’interno degli uffici pubblici. L’obiettivo è rompere i legami tra gli organismi politici e le aziende pubbliche per l’erogazione dei servizi. Servono trasparenza e bisogna evitare occasioni propizie. Intanto un deterrente efficace sarà la pubblicazione dello stato patrimoniale complessiva al momento dell’assunzione della carica di un dirigente o “titolare di incarichi politici, di carattere elettivo di esercizio di poteri di indirizzo politico”, magari su internet. L’operazione trasparenza varrà dal coniuge fino al secondo grado di parentela, per spezzare il vizioso circolo di una repubblica che, qualcuno ironizzò, sembra fondata sui cognati e affini.

Non potranno diventare dirigenti della P.A. coloro che fino a un minuto prima hanno avuto un ruolo in imprese in rapporti di lavoro con la P.A. stessa. Servirà un tempo di “raffreddamento” di almeno tre anni. Ci saranno turnazioni più frequenti per chi è incaricato di scegliere a chi affidare servizi o appalti di un certo valore economico. Si eviteranno passaggi troppo veloci tra, per dire, il settore trasporti e quello sanitario. Comunque, chi è stato appena eletto, e per i successivi tre anni, è meglio, così dispone il piano, che stia lontano dal vertice delle aziende pubbliche.