Donne d’impresa, Lucia Aleotti (Menarini): le quote rosa (“donna fa carriera solo se brava”) e investire in Italia

Donne d’impresa: Lucia Aleotti (Gruppo Menarini), una di quelle famiglie – gli Aleotti – che potrebbero permettersi lussi sfrenati e ogni velleità ma che invece conducono una vita molto riservata e tranquilla.

È quel che si dice una famiglia perbene. La mamma di Lucia passa quasi inosservata alla Messa ogni domenica. La sua origine genovese, l’ha sempre resa attenta alle ostentazioni di ricchezza e allo spreco anche se non si è mai tirata indietro in opere di beneficenza e carità. Sempre con la massima riservatezza e senza mai pubblicizzare le sue iniziative.

Suo marito, insieme a lei sono stati davvero una bella scuola per i figli Lucia e Alberto. Oggi titolari di Menarini che continuano a portare avanti l’azienda del padre, ormai scomparso, con serietà, entusiasmo e grande competenza.

Una famiglia semplice, e allo stesso tempo così internazionale a tutti gli effetti.

Non è stato facile avvicinare Lucia Aleotti parlandole di AIDDA, lei così allergica alle Associazioni, così attaccata alla sua famiglia e al suo lavoro e molto schiva nel comportamento. Però anche Lucia Aleotti fa parte di quelle donne un po’ speciali di cui  siamo e saremo sempre fiere perché sono un raro esempio per tutti.

Lucia Aleotti, azionista e membro del CdA di Menarini e Vicepresidente di Farmindustria, inizia la sua carriera subito dopo la laurea in Economia quando fa il suo ingresso in azienda. Nel 2001 entra nel CdA con il fratello Alberto Giovanni, per poi diventarne presidente nel 2013.

I due fratelli continuano il processo di crescita e di internazionalizzazione avviato dal padre, con l’acquisizione di un gruppo farmaceutico presente in 13 paesi dell’Asia Pacifico. E quella di Silicon Biosystems, azienda specializzata nella diagnostica di precisione in ambito oncologico e prenatale. Nel 2018, proseguendo un percorso di modernizzazione della governance, Lucia cede la carica di presidente a Eric Cornut, aprendo la strada a un CdA sempre più internazionale che nel 2019 vede anche l’ingresso, come Amministratrice Delegata, di Elcin Barker Ergun. 

L’AD di Menarini è donna, e anche una buona percentuale di collaboratori in Italia e nel mondo lo sono.

È proprio vero, – risponde –  circa la metà dei nostri dipendenti sono donne. Scherzando dico spesso che se si guarda un settore strategico come quello della Ricerca e Sviluppo, avremmo quasi bisogno delle “quote azzurre” perché il 70% dei nostri ricercatori sono donne.

In realtà, dietro queste percentuali, non c’è nessuna logica politically correct. Se abbiamo scelto Elcin Barker Ergun come AD del nostro Gruppo è stato perché si è dimostrata di gran lunga la migliore e lo stesso vale per tutte le nostre dipendenti.

“L’azienda sostenibile”. Quali cambiamenti nel vostro Gruppo in merito a questo?

Tutelare l’ambiente significa prendersi cura delle generazioni future e sono felice – afferma Lucia –  di poter dire che l’industria farmaceutica è tra i settori più green che abbiamo oggi in Italia.

Solo nel nostro Paese, negli ultimi quattro anni, Menarini ha diminuito le emissioni di gas serra di 875 tonnellate di CO2. Che, per intenderci, è la quantità di CO2 assorbita da un bosco di 35.000 alberi.

Recuperiamo e ricicliamo circa il 75% dei rifiuti solidi e non solo. In azienda è presente un Ecoteam che ci supporta nell’adottare quotidianamente soluzioni e comportamenti, piccoli o grandi che siano, che rendano Menarini sempre più “sostenibile”.

Il futuro di Menarini, è e resterà  italiano?

Siamo presenti ormai in 140 paesi del mondo con oltre 17.000 dipendenti, ma il nostro cuore pulsante è l’Italia. Lo abbiamo dimostrato, infatti, proprio durante i mesi del lockdown. Vedendo il nostro Paese in difficoltà, abbiamo scelto di investire 150 milioni di euro per la costruzione di uno stabilimento ad altissima tecnologia alle porte di Firenze, che darà lavoro a 600 persone.

Molti Paesi fanno ponti d’oro a investimenti come questo, invece qui – ci dispiace dover dire –  che questo progetto sta andando avanti senza alcun contributo economico delle Istituzioni. In questo contesto, per un’azienda fare investimenti in Italia è davvero molto difficile perché purtroppo lo Stato non supporta chi decide di restare e scommettere sul nostro  territorio.

Menarini ha tutte le caratteristiche per entrare in Borsa: sarà così?

No, non entreremo in Borsa perché la nostra formula di azienda familiare con Board internazionale è vincente. Ci consente di prendere decisioni strategiche in modo rapidissimo. L’acquisizione di Stemline Therapeutics, azienda biotech statunitense quotata al Nasdaq, è stata decisa e realizzata interamente in poche settimane.

Il Gruppo è anche noto per le tante attività meritevoli a favore del sociale.

Sì, proprio come Aidda che si è proposta per aiutare le profughe afghane che verranno in Italia, Menarini rivolge gran parte del suo impegno in progetti dedicati alla tutela dei più fragili. Per esempio, abbiamo avviato una serie di corsi di formazione rivolti ai giornalisti per aumentare la consapevolezza su maltrattamenti, violenze e abusi contro le donne e promuovere un’informazione corretta che contrasti questo terribile fenomeno.

Stiamo portando avanti anche un progetto, unico al mondo, rivolto ai pediatri per creare una rete di “medici sentinella” in grado di saper riconoscere i casi di abusi sui bambini e agire tempestivamente.

A proposito della pandemia, cosa propone Menarini o cosa ha già proposto?

Durante la pandemia il settore farmaceutico, con grande senso di responsabilità, si è messo a servizio del Paese. Per esempio, quando il gel disinfettante era introvabile, Menarini ha riconvertito uno stabilimento che ne ha prodotte e distribuite gratuitamente 300 tonnellate.

In tutto il mondo abbiamo avviato centinaia di donazioni di dispositivi di sicurezza, tamponi e altre forniture utili per affrontare l’emergenza. La nostra azienda specializzata in diagnostica si è poi subito attivata per supportare il Sistema Sanitario Nazionale con kit di diagnosi Covid. Recentemente abbiamo lanciato anche un test in grado di identificare la variante Omicron.

Tutto questo continuando a lavorare per garantire sempre la disponibilità dei farmaci. Solo grazie alla grande presenza industriale del settore farmaceutico in Italia, tutti i pazienti hanno potuto continuare le loro terapie senza correre mai il rischio di doverle interrompere e questo non dobbiamo dimenticarlo.

 

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