Donne d’Impresa: Paola Butali e Ivana Ciabatti imprenditrici di pace: come aiutare i giovani a superare l’odio

Donne d’Impresa: Paola Butali e Ivana Ciabatti imprenditrici di pace a Rondine (Cittadella della Pace): come aiutare i giovani a superare l'odio della guerra

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 16 Ottobre 2022 - 11:46 OLTRE 6 MESI FA
Donne d’Impresa: Paola Butali e Ivana Ciabatti

Donne d’Impresa: Paola Butali e Ivana Ciabatti

Donne d’Impresa: Paola Butali e Ivana Ciabatti imprenditrici di pace a Rondine (Cittadella della Pace).

È vero che il presidente di Rondine Cittadella della Pace e fondatore del progetto che ha sede ad Arezzo è lo psicologo Franco Vaccari. Ma Paola Butali e Ivana Ciabatti sono rispettivamente la sua vicepresidente e la presidente della Fondazione Rondine.

Non è cosa da poco. Paola Butali e Ivana Ciabatti sono due imprenditrici aretine di eccellenza, impegnate nella più difficile delle imprese. Quella di costruire la pace nel mondo. Il Progetto Rondine può sembrare solo una fantastica utopia, ma ormai da anni è realtà. Iniziando con l’ospitare un ragazzo ceceno e un russo – allora acerrimi nemici – si è riusciti a trasformare il loro evidente odio in dialogo, rispetto e comprensione per arrivare ad una vera convivenza e pacificazione.

Dopo 25 anni ancora oggi  e sempre più a Rondine si ospitano  tanti giovani che fuggono da tragedie di guerra fra Paesi nemici. È una vera e propria “Educazione alla Pace”, quella che si fa in questa cittadella che insegna a superare i conflitti, a cominciare da quelli interiori che sono i più profondi e i più difficili da sconfiggere.

Trasformare l’odio in amore sembrerebbe impossibile, e invece a Rondine è successo e continua a succedere  e – oggi – il “metodo Rondine” è arrivato anche in 17 scuole superiori italiane con classi dedicate proprio alla creazione di leader di pace del domani.

Al centro di questo progetto educativo, lo studentato internazionale “World House” dove si ritrovano a convivere e studiare giovani provenienti da luoghi di grave conflitto e quindi “nemici” fra loro. In due anni di percorso pedagogico i ragazzi  imparano a superare l’odio e a costruire relazioni di pace. Tornano poi nei loro Paesi come “agenti del cambiamento”, veri leader della pace, con la finalità di aiutare a risolvere i conflitti dei propri popoli.

Oggi la World House accoglie 30 giovani di 25 nazionalità diverse: dal Medioriente, ai Balcani, l’Africa, il Caucaso, l’America Latina. Sono in arrivo anche  alcuni studenti dall’Ucraina e dalla Russia. 

Questo progetto è oggi a disposizione anche delle scuole italiane per sostenere i ragazzi e le ragazze nello sviluppo delle proprie risorse interiori. La sezione Rondine è ormai attivata in 17 scuole superiori italiane e si sta estendendo anche alle università come ad  esempio quelle di Perugia e Siena. Già candidato al premio Nobel per la pace, nel 2021 il progetto Rondine ha acquisito lo “Status Consultivo Speciale” presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.

Abbiamo chiesto a Paola Butali e a Ivana Ciabatti, come, quando e perché si sono appassionate e hanno impegnato il loro tempo per questo progetto che partendo da Arezzo, porta la pace nel mondo.

“Da anni collaboro con Rondine cittadella della Pace – risponde  Paola Butali – in quanto non solo i miei genitori hanno partecipato alla sua fondazione, ma anche perché condivido fermamente il proposito di questo progetto avendolo poi verificato nel suo percorso nel tempo.

In questo borgo storico, pieno di tradizione e cultura si svolge il progetto che ha effetti che si estendono in tutto il mondo, persino alle Nazioni Unite. Ragazzi provenienti da Paesi in guerra vengono a Rondine e convivono per due anni sperimentando il superamento del conflitto con quello che viene chiamato “il nemico”.

Diventano amici – l’ho potuto verificare personalmente incontrandoli – vivono lo stesso progetto e sperimentano che a volte il conflitto può essere trasformato diventando ricchezza e arricchimento. Si impara a superare i pregiudizi, l’odio atavico della propria cultura verso la cultura nemica, si sperimenta la pace. L’esperienza ha dato vita al “metodo Rondine” che viene applicato nelle scuole e anche nelle aziende. 

In azienda – sostiene Paola Butali – le buone relazioni sono alla base di un’armonia che va a vantaggio di tutto il benessere del lavoro sia a livello economico che di ottimizzazione delle risorse umane. Cooperare e non competere e superare le diversità sono arricchimento anche nel mondo dell’impresa che ora, più che mai, ha bisogno di resilienza e di affrontare i problemi enormi di questo momento così difficile. Anche e soprattutto le aziende hanno bisogno di pace e di lavorare per la pace”.

Anche Ivana Ciabatti presidente della Fondazione Rondine si dichiara soddisfatta e ritiene incoraggiante notare come oggi un numero sempre maggiore di donne stanno investendo nella creazione e nella direzione di piccole e medie imprese, e noi, che di questa tendenza siamo portatrici, dobbiamo certamente esserne orgogliose. I ricercatori e gli studiosi che indagano sul “fenomeno” dell’imprenditoria femminile definirebbero il nostro approccio alla leadership un “approccio a rete”, in cui grande valore è attribuito alla dimensione relazionale. “Relazione” è la parola cardine dei nostri giorni, che può aiutarci a comprendere nel profondo la complessità e la conflittualità del nostro tempo.

Questi ultimi  anni hanno rappresentato un’enorme sfida per tutti  ma i più lungimiranti hanno sicuramente individuato nel capitale relazionale e in una sana gestione dei conflitti uno dei più efficaci rimedi anti-crisi. Riconoscere l’importanza delle relazioni rappresenta un asset fondamentale per l’azienda che va valorizzato e curato, in particolare il capitale relazionale organizzativo, interno all’azienda, che deve spingerci a guardare alle persone come risorse, come il patrimonio più significativo e rilevante.

Certo, l’ambiente aziendale  – sottolinea Ivana – è uno tra gli ambiti dove maggiormente nascono conflitti che il più delle volte restano inespressi. Si tratta di conflitti di visioni e strategie, conflitti tra dipendenti, con i collaboratori, per non parlare dei conflitti generazionali, che sappiamo tutti bene quanti danni economici possono creare. La vera sfida dei nostri tempi, per noi imprenditori, è saper leggere i conflitti (che sono inevitabili) dentro le nostre imprese, trasformandoli in ottica generativa, in un’occasione di crescita per contribuire al miglioramento del benessere delle persone e del pianeta. Rondine ci insegna questo, che non c’è vita senza conflitto, dunque non c’è vita aziendale senza conflitto. Per questo sono onorata di essere membro attivo degli imprenditori e manager di pace, insieme, a Franco Vaccari, Paola Butali e ai giovani che vivono questa esperienza straordinaria. 

Con molti altri imprenditori che sostengono Rondine, ho compreso l’importanza di stare attivamente nella cittadella della Pace per coniugare questi aspetti imprescindibili della crescita personale e aziendale.

Stare dentro Rondine e sostenerne le attività vuol dire contribuire in modo significativo ad un mondo di pace per mezzo di giovani futuri leader della pace provenienti da tutto il mondo.  Questa non è solo filantropia, ma una scelta aziendale strategica ben precisa che migliora e valorizza i nostri asset principali, il capitale umano e relazionale. Spero che possiamo unirci a questa mission diventando anche noi nuove “Imprenditrici di Pace”, trasmettendo il messaggio e unendoci in una grande alleanza per la sostenibilità e il bene comune di cui tutti sentiamo l’estremo bisogno. 

Con Paola Butali e Ivana Ciabatti a Rondine la voglia del cambiamento non è solo un bel sogno perché la “competizione” diventa collaborazione con la finalità di cercare insieme soluzioni mirate ad un mondo migliore. Il Progetto prevede una scuola che deve tornare ad essere il cuore pulsante della società e preparare le nuove generazioni ad essere loro  per prime il cambiamento che vorrebbero vedere nel mondo.

In questa oasi di campagna toscana Rondine ci accoglie nel borgo con un cartello che ha la scritta significativa della famosa frase di Voltaire: “Ogni uomo è colpevole di tutto il Bene che non ha fatto”. Più in là un gruppetto di giovani studenti, europei e africani, si prepara allegramente per una partita di basket. Da Rondine il messaggio di pace deve arrivare a tutti, per volare oltre l’indifferenza, perché proprio l’indifferenza è il vero male del mondo di cui siamo tutti responsabili.