Donne d’impresa, Paola Castellacci: ecco come il covid ha accelerato l’evoluzione digitale delle aziende

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 19 Dicembre 2021 - 17:38 OLTRE 6 MESI FA
Donne d'impresa, Paola Castellacci: ecco come il covid ha accelerato l'evoluzione digitale delle aziende

Donne d’impresa, Paola Castellacci: ecco come il covid ha accelerato l’evoluzione digitale delle aziende

Donne d’impresa: Paola Castellacci alla guida di VAR Group   (Gruppo Sesa). All’ordine del giorno i processi di digitalizzazione per innovare le aziende.

A vederla così sembra una ragazzina, poi le parli e ti accorgi che è un bulldozer. Ha ereditato dal padre quella grinta e quella determinazione che hanno fatto del Gruppo Sesa un fiore all’occhiello del made in Tuscany. Anche all’’EXPO di Dubai.

L’azienda è specializzata nell’affiancare le società nei vari processi di digitalizzazione che ormai sono all’ordine del giorno per innovare e migliorarne le performance. 2700 collaboratori, 23 sedi in Italia e 8 all’estero, per non contare le oltre 1000 certificazioni.E quasi mezzo miliardo di fatturato.

Questo il Gruppo Sesa che a Dubai ha avuto un particolare successo amplificato poi in tutti i Paesi del mondo.

“Firenze non è solo le sue eccellenze più note, come l’arte, la moda e il cibo, perché  è anche innovazione!” – ha ripetuto più volte nelle interviste Paola Castellacci  -. Per lei la cosa più affascinante della digitalizzazione. La parte buona  della sua attività si declina in progetti che funzionando bene riescono ad aggiungere valore alle imprese che vi sono coinvolte.

Una “mission” che – paradossalmente – la crisi dovuta al Covid ha persino amplificato. Essendo stata proprio la “digitalizzazione” uno dei pochi aspetti positivi che la situazione di emergenza ha imposto come un vero valore aggiunto alle aziende. Innovare, affidandosi a strumenti o sviluppando conoscenze digitali. Per molte aziende ha significato sopravvivere e qualche volta anche finalmente essere riconosciute nei nuovi mercati.

A Paola Castellacci – infatti – piace trasformare le imprese portando evoluzione e una visione più internazionale. Una specie di magia la sua che con la pandemia ha permesso di amplificare i processi di digitalizzazione che hanno portato alla ribalta tante aziende ormai presentate anche come vere protagoniste dei nuovi strumenti digitali.

Con i piedi in Italia e la testa nel mondo, Paola Castellacci è  una vera stratega della trasformazione digitale e della internazionalizzazione delle imprese.

Digitalizzazione oggi è la parola d’ordine: in tempo di pandemia, cosa ha significato per la sua azienda?

La situazione pandemica ha accelerato i processi di digitalizzazione in modo trasversale. Nelle aziende grandi e piccole, nella pubblica amministrazione, e anche nella nostra vita di cittadini. La mia azienda opera proprio nel settore del digitale e dell’informatica per le imprese. Per cui sicuramente abbiamo avuto un impatto di richieste di servizi, soluzioni e tecnologia fortissimo.

A questa grande opportunità si sono però affiancate due sfide che tutt’ora sono al centro dei nostri pensieri. La ricerca di personale con le competenze adatte a supportare le imprese in questo momento di forte trasformazione.

E le dinamiche di incertezza sia oggettiva che psicologica che rendono impegnativa la gestione quotidiana della forza lavoro. Continuamente sotto pressione in ambito familiare e sociale.

Su questo secondo aspetto ci stiamo impegnando al massimo per rendere l’ambiente di lavoro più sicuro possibile. Ma al tempo stesso accogliente e luogo di socialità ritrovata. Fornendo anche strumenti di aiuto come uno “sportello” di supporto psicologico online. Ad esso è possibile rivolgersi in forma completamente anonima. Lo abbiamo attivato a metà del 2020 e lo stiamo confermando almeno fino al primo trimestre del 2022.

All’Expo di Dubai avete rappresentato il made in Tuscany con grande successo: cosa ci puoi raccontare di questa tua esperienza internazionale?

Nel mese di Ottobre ho avuto la fortuna di poter partecipare alla missione istituzionale di Confindustria Firenze all’Expo. Intervenendo a una giornata completamente dedicata a Firenze. partendo dalle istituzioni fiorentine, l’Università, il Maggio Musicale e le nostre imprese.

E’ stato secondo me significativa e interessante proprio questa volontà di presentare al mondo il brand Firenze in modo molto compatto. Evidenziandone tutti gli aspetti e in particolare quello rappresentato attraverso quindici aziende del nostro territorio. Il Padiglione Italia, completamente ecosostenibile e realizzato in materiali innovativi, ha proprio il suo culmine in Firenze.

Lascia veramente senza fiato trovarsi di fronte il volto del David a grandezza naturale. Lo ha realizzato la nostra Università fiorentina. Attraverso tecnologie innovative di stampa 3D. È posto al centro del padiglione e sotto un cielo blu con una volta stellata meravigliosa

Una parentesi sull’Afghanistan

E’ un tema che mi colpisce molto, e sinceramente faccio anche fatica a definire azioni singole concrete. Credo sia necessario da parte di tutte noi sollecitare interventi di attori istituzionali che attuino soluzioni diplomatiche ed economiche mirate.

Credo che l’unica via sia quella di sostenere e aiutare le organizzazioni internazionali ad operare una attività di costante verifica e monitoraggio, e poi adoperarsi in prima linea con le ragazze che arrivano e arriveranno sul nostro territorio per accoglierle sia in forma sociale che economica.

Oggi lei guida un Gruppo specializzato nell’accompagnare le imprese in tutti i processi di digitalizzazione necessari per innovare. Qual è la percentuale femminile che ricopre  posti di rilievo  nel mondo della digitalizzazione e nel tuo Gruppo? Sei un’eccezione o la regola?

Nel nostro Gruppo la percentuale femminile si avvicina al 50%, ma nei ruoli tecnici è veramente difficile reperire figure femminili. E in generale il settore dell’informatica è molto povero in termini quantitativi di presenza femminile. In termini qualitativi invece ci sono molte eccellenze, che dobbiamo raccontare in modo da ispirare le giovani ragazze.

Personalmente partecipo a molte iniziative per spingere le ragazze verso gli studi nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Questi preconcetti del “lavoro da maschio” si formano in età veramente molto precoce. Fin dalle scuole medie.

Solo raccontando alle bambine che sono perfettamente in grado di intraprendere con successo studi di ingegneri, informatica, matematica, potremo avere un domani tante imprenditrici del digitale, un settore in forte crescita e che quindi rappresenta veramente un’opportunità concreta per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile.

Cosa consiglia alle giovani che vogliono diventare imprenditrici oggi?

Consiglierei di cercare dei network nei quali crescere e confrontarsi. Penso infatti che uno degli aspetti più difficili dell’essere imprenditrice sia quello a volte di sentire non solo il peso della responsabilità di tante famiglie. Ma soprattutto di sentirsi sole nel prendere decisioni e iniziative: in questo senso far parte di un network di esperienze, come può essere Confindustria o ancora di più l’Aidda come gruppo di manager al femminile sia un’opportunità di arricchimento ma anche di sostegno per i tanti momenti più impegnativi.