Donne d’Impresa, Pola Cecchi, nel suo atelier di alta moda fondato nel 1930 a Firenze, guarda ai futuri talenti

Donne d’Impresa, Pola Cecchi, nel suo atelier di alta moda fondato nel 1930 a Firenze, guarda ai futuri talenti col premio in memoria della madre

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 4 Dicembre 2022 - 17:34 OLTRE 6 MESI FA
Donne d’Impresa, Pola Cecchi, nel suo atelier di alta moda fondato nel 1930 a Firenze, guarda ai futuri talenti col premio in memoria della madre

Donne d’Impresa, Pola Cecchi, nel suo atelier di alta moda fondato nel 1930 a Firenze, guarda ai futuri talenti col premio in memoria della madre

Donne d’Impresa, Pola Cecchi. A Pola Cecchi, la madre ha passato il testimone di un atelier di alta moda fondato nel 1930 a Firenze.

In onore e ricordo dei 100 anni della madre, Pola ha istituito il Premio Giuliacarla Cecchi, già arrivato alla sua VIII edizione per celebrare i nuovi progetti di giovani stilisti e designer di tutto il mondo. DPola Cecchi è un capitolo importante nella storia della moda  e dell’artigianalità che si tramanda nella sua maison nata da una piccola bottega artigiana nel cuore di Firenze.

Aveva solo 15 anni Pola, quando accompagnava sua madre che partecipava con le sue collezioni alle sfilate  di moda del tempo.  A partire dagli anni ’70 l’atelier si affaccia con successo nei mercati internazionali di Stati Uniti, Giappone, Russia, Paesi arabi che da sempre apprezzano la creatività del made in Italy.

In particolare gli abiti di Pola,  straordinariamente esclusivi, perché  creati sulla e per la persona per evidenziare quello stile unico che ogni donna può avere.

Pola è una persona tutta speciale. Laureata in Economia e Commercio, all’età di 67 anni, nel suo bagaglio di vita vanta persino alcune creazioni presenti nella “Galleria del Costume” di Firenze e all’Hermitage di San Pietroburgo e quindi facenti parte del patrimonio artistico dello Stato Italiano e della Russia.

Siamo nati artigiani – racconta Pola – e questa cosa non si può cambiare: è una filosofia di vita, perché l’industria è ben altra cosa. L’artigiano e in particolare Pola, crea lo stile di ogni donna con  pezzi unici ideati appositamente per ogni persona: “solo pezzi” unici, che le signore possono scegliere dalle sue collezioni quindi nel suo atelier e per valorizzare lo stile  di ognuno di noi.

Ma non si occupa solo di moda fine a se stessa, perché Pola è una sorta di mecenate che ha fondato anche un’Associazione culturale no profit, chiamata “Il Sistema Copernicano” che ha la finalità di promuovere giovani talenti e stilisti presentandoli al mondo della moda. Al giorno d’oggi, da brava e generosa imprenditrice, Pola cerca ragazzi che non abbiano paura di rischiare, per emergere nel difficile mondo della bellezza e della creatività e che siano motivati nello sviluppo delle proprie idee, sotto la guida di quest’Associazione che il “Sistema Copernicano” rappresenta. Icona di stile e di buon gusto, dopo aver letto della festa dei 90 anni della maison fiorentina, con l’evento spettacolare che si è svolto nel Salone de’ 500, a Firenze, Palazzo Vecchio, le abbiamo chiesto.

Il made in Italy sembra oggi trasformarsi in un “every day casual” che poco ha dello stile italiano, anche se tanto comodo da indossare. Quale sarà lo stile di domani? 

“Sempre qualcosa che possa rendere giovane, bella e chic qualsiasi donna valorizzandone tutti i pregi personali. Serve una cultura per capire l’alta moda e per sentirsi “giusta” in ogni momento della giornata, sia a lavoro sia alle feste di gala.”

I suoi abiti sono l’emblema del lusso e di una ricca eleganza. Come è possibile che tanta bellezza possa anche essere “green”? 

“Sempre stata GREEN! Ho sempre lavorato con materiali puri, dal cashmere al gazar di seta. I nostri abiti sono duraturi nel tempo pur essendo molto creativi e diversi dal comune sentire o dalla moda del giorno.

La collezione A/I 22, è l’Upcycling delle rimanenze di cinquant’anni delle lavorazioni speciali di mia madre tipo le goffrature che le hanno permesso di essere la prima donna su Firenze a far parte della Galleria del Costume”

Lei, instancabile promotrice di talenti, cosa consiglia allo stilista del futuro? 

Di studiare e applicare, nella loro creatività, anche le lavorazioni desuete con linee all’avanguardia.

L’alta moda detta le regole di una nuova parità di genere. A volte il “maschile” si confonde con il “femminile”.  Ma lo stile non dovrebbe avere né tempo, né genere. Quali le novità proposte dai nuovi talenti e promosse dal suo “Premio“?

Ancora nel Bando di Concorso sono richiesti abiti femminili ma io per prima ho iniziato anche la linea uomo, specialmente per la linea invernale con cappotti e mantelle.

Provvederò a variare il Bando per la prossima edizione inserendo il concetto di “right fitting” ideato da me nell’84 per il “genderfluid” di sartoria.

Quale  futuro  nei prossimi 90 anni per il suo atelier? 

Nascerà una fondazione…