Doppio euro, tentazione tedesca. All’Italia moneta sudista

di Daniela Lauria
Pubblicato il 4 Marzo 2013 - 14:27| Aggiornato il 25 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

BERLINO – Doppio euro, tentazione tedesca. Nasce Alternativa per la Germania, partito contro la moneta unica: si presenterà alle prossime elezioni federali.

La tentazione tedesca è figlia un po’ anche dei risultati elettorali in Italia, dove il primo partito alla Camera è un partito euroscettico. Lo stesso Beppe Grillo in un’intervista alla rivista tedesca Bild am Sonntag ha parlato di un referendum online sull’euro. Ma fortunatamente, almeno fino ad ora, i mercati non sembrano avergli creduto. Ne è testimone il temutissimo spread che, come a fine 2011 quando la Grecia minacciava un referendum sull’euro, sarebbe dovuto schizzare sopra i 500 punti e la Borsa sarebbe dovuta precipitare di un abbondante 10%. I mercati, per il momento, restano a guardare e prezzano su instabilità e ingovernabilità, mostrandosi tutto sommato fiduciosi che si giunga ad una soluzione.

L’Italyexit è ancora un’ipotesi remota ma lo scenario appare leggermente più allarmante se si butta un’occhio oltralpe, in Germania, dove cresce l’euroscetticismo per salvarsi finché si può, per proteggere gli interessi nazionali tedeschi e per difendere i risparmi piuttosto che tenere in vita l’euro.

La tentazione tedesca è peggiore di una Grexit o Italyexit, l’idea è quella di fare un doppio euro: un euro del Nord in lotta contro l’euro del Sud, che protesta contro le politiche di salvataggio della moneta unica e che rischia concretamente di rosicchiare voti alla cancelliera Angela Merkel, inducendola a sua volta ad un irrigidimento in vista della campagna elettorale nel tentativo di serrare le fila. E all’Italia, naturalmente, spetterebbe la moneta sudista.

Ad annunciare la nascita del neonato sentimento politico tedesco sono: l’economista Bernd Lucke, il pubblicista Konrad Adam e l’ex numero uno della cancelleria dell’Assia Alexander Gauland. Dopo i ‘Freien Waehlern’ (Liberi elettori), movimento forte soprattutto nella conservatrice Baviera e guidato dall’ex presidente della Confindustria tedesca, Hans-Olof Henkel, tornano a farsi sentire. Tre i punti essenziali del nuovo movimento, si legge sul Die Welt on line.

Primo: ”Con il trattato di Maastricht la Germania non deve più garantire per i debiti degli altri Stati”.

Secondo: ”Rinunciare a un’eurozona unica. Tutti gli Stati devono sentirsi liberi di uscire dall’euro”.

Terzo: ”La rinuncia di parti di sovranità della Repubblica federale tedesca sia soggetta a dei referendum popolari’‘.

Quasi tutti gli aderenti al nuovo movimento sono ex Cdu, il partito di Angela Merkel. La preoccupazione è che questo abbatta l’alto indice di gradimento che finora la cancelliera ha riscosso per la gestione della crisi europea. Inoltre il governo tedesco, con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale, potrebbe cadere nella trappola e irrigidirsi sulla scena europea, imponendo condizioni più austere.

Va detto che oltre al caso tedesco l’euroscetticismo si espande a macchia d’olio. Non è da sottovalutare il caso portoghese: sabato scorso a Lisbona si sono riunite centinaia di migliaia di persone accumunate dal grido “Che la Troika si fotta”. Più esplicito di così. Ma anche in Grecia gli euroscettici crescono e prolificano: Syriza, l’estrema sinistra greca di Alexis Tsipras ha rialzato il livello dello scontro contro il governo di Antonis Samaras proprio mentre i rappresentanti delle tre istituzioni internazionali devono sbloccare la terza tranche di aiuti da erogare entro marzo. Il piano di riforme imposte dalla Troika prevede che il governo greco tagli 25mila posti di lavoro quest’anno, fino a raggiungere un totale di 150mila entro il 2015. Per quanto ancora gli investitori snobberanno o fingeranno di non accorgersi dell’euroscetticismo italiano?