Economia: Israele si lancia nel mercato delle energie alternative

Pubblicato il 29 Settembre 2010 - 21:37 OLTRE 6 MESI FA

Israele ha deciso di diventare un punto di riferimento commerciale per le compagnie che sviluppano progetti legati all’energie non dipendenti dal petrolio. Un comitato interministeriale è stato incaricato di sviluppare la strategia che trasformerà lo stato ebraico in un “hub” internazionale per quelle tecnologie che promuovono la riduzione del consumo di combustibili idrocarburi.

Il governo prevede di investire 2 miliardi di NIS (400 milioni di euro) in un programma decennale, dal 2011 al 2010, insieme ad altri 1.8 miliardi, che dovrebbero arrivare dal settore privato. Il piano presuppone anche la creazione di un manager, su nomina del Primo Ministro, che sostenga le iniziative private, di un budget per la ricerca e lo sviluppo, oltre che di un fondo per la cooperazione internazionale. Il comitato è presieduto da Eugene Kandel, capo del Consiglio Economico Nazionale e ha recentemente sottoposto il suo rapporto al primo ministro Benjamin Netanyahu.

A febbraio il consiglio dei ministri ha stabilito che la riduzione del consumo di petrolio è un obiettivo nazionale perché serve gli interessi strategici e ecologici di Israele. Senza dimenticare, ovviamente, il potenziale commerciale che si cela dietro questa decisione. Se è vero che Israele è un piccolo giocatore nello scacchiere del mercato dei beni, i ministri hanno l’obbiettivo di trasformarlo in un centro globale per la tecnologia, nella fattispecie nel campo dei trasporti, grazie allo sviluppo di energie alternative.

Sono state individuate 60 compagnie israeliane che tentano di sviluppare alternative al petrolio, la maggior parte delle quali sono start-up nelle prime fasi del loro sviluppo. Attraverso contatti con 35 di queste aziende, il comitato ha concluso che «già oggi Israele ha una base industriale e di conoscenze che lo mette all’avanguardia dei paesi che sviluppano alternative al petrolio». Malgrado ciò, molte di queste compagnie trovano molte difficoltà, una volta superato lo stadio dello sviluppo. La mancanza di investitori impedisce infatti l’implementazione commerciale delle tecnologie elaborate in laboratorio. Inoltre, la realizzazione dei prodotti richiede spesso significativi investimenti in infrastrutture perché i prodotti siano commerciabili. Secondo una media realistica, la spesa per ogni compagnia in questa fase si aggira intorno ai 20 milioni di dollari.

Nei prossimi tre anni, secondo il comitato, queste compagnie avranno bisogno di un investimento di circa 270 milioni di dollari. E’ prevista anche la creazione di infrastrutture amministrative che seguano il programma, le quali includeranno un comitato interministeriale di controllo guidato da Kandel. Il direttore del programma, coadiuvato da un pannello di esperti, avrà il compito di determinare quali compagnie meritano il sostegno economico del governo.