Economia bloccata, Parlamento sciolto: in 134 hanno cambiato “casacca”

di Sergio Carli
Pubblicato il 2 Marzo 2011 - 14:15 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Gli occupati, quelli che hanno un lavoro, sono 83 mila di meno. Meno calcolato dall’Istat nel breve periodo tra dicembre 2010 e gennaio 2011. I giovani senza lavoro sono il 29,4 per cento di quelli che un lavoro lo cercano. L’asticella dell’inflazione all’ultima rilevazione è a quota 2,4 per cento, presto l’inflazione, cioè l’aumento del costo della vita, migliorerà la sua performance. Perché il prezzo del petrolio è già quasi sotto choc e perché l’aumento in un anno della materie prime, soprattutto alimentari, è su scala mondiale del 40 per cento. Aumento in attesa di trasferirsi in negozi e supermercati. Il debito pubblico italiano è a quota 119 per cento del Pil, l’Italia produce meno deficit annuale del previsto, solo il 4,6 per cento, ma siccome produce meno ricchezza, cioè Pil, il debito aumenta, più o meno 30mila euro a testa. La pressione fiscale sta al 42,6 per cento. Sono numeri che stringono come in una camicia di forza l’economia e la società, il governo, la politica e la gente comune. Fino a far temere che la camicia di forza diventi un altro dei “mostri” che teme Tremonti: la stagflazione, cioè quella roba per cui aumenta l’inflazione mentre diminuisce il Pil.

Ma c’è un altro numero che invece manda un segnale di libertà e di agilità di movimento in un mondo che appare bloccato: è il numero 134. Deputati e senatori eletti nel 2008 sono 915, in poco meno di tre anni hanno cambiato schieramento, gruppo parlamentare, voto in aula e collocazione politica in 134. Più o meno il 15 per cento del totale: questa sì che è mobilità sociale. E la storia del “patto con gli elettori”? Un’altra volta, al prossimo giro.