Edison, contro le mire di Edf Tremonti convoca un vertice

Pubblicato il 10 Marzo 2011 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

ROMA – Dopo le mire di Groupama su Premafin e FonSai, di Lactalis su Parmalat, e di Lvmh su Bulgari, ora la sola ipotesi che anche su Edison potessero arrivare le mani dei francesi avrebbe portato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ad incontrare il numero uno di Edf Henri Proglioe i due sindaci di Milano e Brescia Letizia Moratti e Adriano Paroli (i due comuni sono gli azionisti di riferimento di A2A) per scongiurare il rischio che anche l’azienda energetica italiana passi a Parigi.

Oggi, 10 marzo, i consigli di A2A avrebbero dovuto approvare il riassetto di Edison e dare mandato ai vertici per firmare con Edf la revisione dei patti di sindacato di Foro Buonaparte. Ma tutto è tornato in alto mare dopo l’altolà arrivato dal ministro dell’Economia.

La scelta tra sfidare la ‘moral suasion’ di Tremonti e procedere nel riassetto o accettare di mantenere lo status quo ancora per un po’ (si parla di una proroga di non più di un anno degli attuali accordi) verrà esaminata oggi dai consigli di gestione e di sorveglianza di A2A mentre domani, 11 marzo, toccherà al direttivo di Delmi (la società che riunisce tutti i soci italiani di Edison) valutare il da farsi.

L’imput del Tesoro sarebbe arrivato nei giorni scorsi dalla viva voce di Tremonti ai sindaci di Milano e Brescia e portato anche all’attenzione di Edf. Tremonti avrebbe suggerito una pausa di riflessione invitando a lasciar cadere, almeno per il momento, la revisione dei patti parasociali. Un invito difficile da non cogliere sia per i soci italiani che per Edf, impegnata in Italia nel nucleare con l’Enel.

In ogni caso in questo giorni le riunioni si susseguono a ritmo serrato, ”come se si dovesse chiudere”. Oggi sarà in Italia anche Thomas Piquemal, plenipotenziario di Edf, per partecipare al comitato di controllo interno di Edison e probabilmente a un confronto con gli italiani.

Le intese raggiunte tra i soci prevedevano lo scioglimento di Transalpina di Energia, la holding che controlla il 61% di Edison, partecipata congiuntamente da Edf e Delmi.

Il gruppo guidato da Henri Proglio avrebbe potuto così unire il 30,5% detenuto attraverso Transalpina con il 19,5% fuori dal patto. La quota del 50% sarebbe stata vincolata al 30,5% degli italiani in un nuovo accordo che – pur preservando alcuni poteri di governance in capo a Delmi – non avrebbe potuto non riflettere nei poteri di gestione i nuovi pesi nell’azionariato.

In cambio A2A avrebbe beneficiato di alcuni asset, derivanti dallo spacchettamento del parco centrali di Edipower, e della creazione di una società di vendita di energia in Lombardia assieme a Edison, ponendo fine a una concorrenza sul mercato retail che aveva permesso agli utenti di poter scegliere le aggressive offerte commerciali di Foro Buonaparte.

Anche ieri la borsa ha scommesso sul riassetto di Edison, premiando sia il titolo di Foro Buonaparte (+1,57% a 0,9 euro) che A2A (+1,49% a 1,15 euro), in rialzo da tre giorni sulle attese della fine di una convivenza che gli analisti di Mediobanca hanno definito ”uno dei più stupefacenti esempi di accordi distruttivi di valore”. L’esigenza del governo di difendere l’italianità di Edison – anche solo a tempo (in primavera ci sono le elezioni a Milano) – potrebbe prolungare la vita di accordi che non hanno mai convinto il mercato