Tasse. L’elusione fiscale non è reato. Banche e D&G ringraziano

Pubblicato il 19 Aprile 2012 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’elusione fiscale non sarà reato, non appena il Parlamento approverà la legge delega in materia fiscale (oggi giovedì 19 aprile si vota la fiducia sulla delega fiscale). L’articolo 9 è infatti dedicato alla “revisione del sistema sanzionatorio”, ovvero alle misure che disciplinano la rilevanza penale delle condotte elusive: sarà l’Agenzia delle Entrate ad occuparsene, comminando multe e sanzioni, sottraendo ai giudici e alla giustizia penale la possibilità di stabilire se c’è reato e la pena eventuale. In realtà la materia, a parte le implicazioni politiche, è decisamente scivolosa, nel senso che si presta a valutazioni, interpretazioni, pratiche border line, sia quando si sceglie il regime fiscale più conveniente, sia in sede di accertamento.

Nicola Porro si spinge su Il Giornale a chiamarlo sibillinamente “condono”, riportando i casi di diversi importanti istituti di credito e della vicenda giudiziaria, non ancora conclusa, che ha coinvolto il noto gruppo Dolce & Gabbana. Paradisi fiscali, leveraged buy out, cessioni e acquisizioni di rami d’azienda fittizi o utili solo per scontare l’imposizione fiscale, è di questo che si parla quando diciamo elusione. Unicredit, Banca Intesa, Mps e altre banche stanno risolvendo con profumate transazioni (centinaia di milioni) i contenziosi con il Fisco. Il problema è che gli ispettori inviano i rapporti alle procure che obbligatoriamente aprono un fascicolo: questo passaggio viene ostruito dalla nuova legge.

La delega ha il merito, però, di stabilire espressamente che il futuro decreto legislativo deve prevedere espressamente l’esclusione della rilevanza penale “per i comportamenti ascrivibili all’elusione fiscale”. In contraddizione palese con l’orientamento recente della Corte di Cassazione, che ancora a fine febbraio sosteneva il contrario.

La sentenza n. 7739 della Terza sezione penale depositata il 28 febbraio 2012 aveva annullato il non luogo a procedere deciso dal Gup di Milano nell’aprile 2011 nei confronti degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana e altri imputati e affermato che quando le alchimie societarie “si concretizzano nell’infedeltà dichiarativa, il comportamento elusivo non può essere considerato tout-court penalmente irrilevante”, anche quando manca, come in effetti manca nel nostro ordinamento, una espressa previsione penale che sanziona l’abuso del diritto.

I giudici dell’Alta Corte intendevano, con quel pronunciamento, mettere un punto fermo rispetto ad una conclamata difformità di giudizio dei tribunali in vista di una maggiore severità rispetto alle condotte elusive. La nuova legge ribalta questa impostazione ed è plausibile che molti processi intentati su questo tipo di reato, finiranno seguendo l’estinzione di fatto del reato. Anche la “corposità” dell’elusione veniva messa in rilievo: è chiaro che una grande azienda se elude lo fa per grosse cifre, anche se utilizzando le stesse pratiche illecite di un singolo elusore.