EPIFANI ATTACCA IL GOVERNO: CON MANOVRA LAVORATORI PERDONO 500 EURO L’ANNO

Pubblicato il 22 Giugno 2008 - 23:43 OLTRE 6 MESI FA

CON un’inflazione programmata all’1,7% e con la manovra economica il governo «fa una scelta chiara, quella di abbassare esplicitamente il potere di acquisto di lavoratori e pensionati». L’affondo del leader della Cgil Epifani arriva a margine della Festa della Cisl, in una giornata segnata dalla crescente tensione tra sindacato ed esecutivo.

La trattativa sui contratti
Epifani accusa: «Con l’inflazione programmata all’1,7% un salario di 25mila euro perderebbe mille euro nel biennio. Se poi il terzo anno dovesse continuare così si raggiungerebbe una cifra vicino ai 1.500 euro». La Cigil sottolinea poi che questa scelta del Governo potrebbe avere dei riflessi sulla trattativa tra Confindustria e sindacati sulla riforma del modello contrattuale: «E’ un’interferenza sul salario, così come è un’interferenza quella di Sacconi sulla deregolamentazione del mercato del lavoro. E’ evidente che se Confindustria dovesse assumere come spinta per le proprie posizioni queste politiche renderebbe assolutamente impervio in confronto».

«Sacconi crociato»
Dal leader della Cgil arriva anche un duro affondo nei confronti del ministro Sacconi e del suo «atteggiamento da crociato, del quale non si avverte assolutamente il bisogno». Con i suoi continui attacchi alla Cgil, il ministro, assume «un contorno ideologico proprio nel momento in cui ci sono problemi sociali così rilevanti. Bisogna invece avere – conclude Epifani – la concretezza per poterli affrontare». La replica di Sacconi è durissima: Epifani fornisce «cifre ridicole», quando sostiene che l’inflazione programmata all’1,7% porterebbe alla perdita del potere d’acquisto dei lavoratori pari a mille euro in un biennio. «L’epoca in cui i contratti erano orientati dall’inflazione programmata è finita», ora «bisogna guardare alla produttività», dice Sacconi.

Tremonti: «Il Dpef è un documento surreale che non serve a nulla»
Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti difende le mosse per i più deboli. Parla della card per gli anziani che hanno più bisogno, e contrattacca: «Non accetto i giudizi degli snob che frequentano i salotti. Non accetto speculazioni demagogiche sulla povera gente. Non accetto la demagogia dei ricchi nei confronti dei poveri». Meglio «una cosa in più da dare ed una chiacchiera in meno». Perchè all’1,7% l’inflazione programmata? «Vi do il numero – accusa Tremonti – , telefonate alla Bce. Vi spiegherà qual’è il motivo tecnico per cui ci chiede di inserire nei documenti di finanza pubblica questa indicazione». Tesi ribadite anche dai colleghi di governo Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, con il primo che definisce «ridicole» le cifre fatte dal leader sindacale e il secondo che parla di «sacrifici necessari anche per i salari perchè oggi il nemico e l’inflazione».

Confidustria: «La mossa del governo non aiuta»
L’ultima frecciata di Tremonti è proprio per Epifani: il ministro «è un lavoro piuttosto usurante. Suggerirei di farlo part time, turnario, stagionale», dice il ministro dell’Economia: «Ci provi, così potrebbe misurarsi anche lui con drammatica concretezza dei problemi». Ma sul tasso d’inflazione programmata all’1,7% giungono anche le critiche di Confindustria: «Sicuramente non aiuta» il confronto sulla riforma del modello contrattuale, dice il vice presidente di Confindustria, Alberto Bombassei, a margine della Festa nazionale della Cisl. «Spero che questo non comprometta» il negoziato, aggiunge Bombassei, ma di certo «non lo faciliterà». Detto questo, il vice presidente degli industriali ricorda che, «nella storia, l’inflazione programmata, non si è mai concordata, nè sono mai state consultate le parti sociali».

Angeletti: «Cambiare il modello»
Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, «l’unica cosa che il governo non può pensare o programmare è quella di ridurre i salari sulla base di una finta inflazione»: per i rinnovi contrattuali, dice, i sindacati non faranno riferimento al Dpef ma al reale aumento dei prezzi. Il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei su questo fronte non critica il governo: «Si è fatto sempre così». Teme invece le ripercussioni al tavolo sulla riforma del modello contrattuale: lo scontro con i sindacati «certamente non aiuta». Dal padrone di casa, il leader della Cisl Raffaele Bonanni, un allarme sul dialogo a rischio: «Sono molto preoccupato perchè ognuno sta dando di nuovo fiato ai tromboni della divisione, la nostra classe dirigente continua a litigare» mentre «l’economia è pezzi».