Equitalia. Parlamento: “Non pignorate prima casa, rate lunghe”. Ma è propaganda

Pubblicato il 22 Maggio 2013 - 18:35| Aggiornato il 23 Maggio 2013 OLTRE 6 MESI FA
Equitalia, Parlamento intima: "Basta pignoramento prima casa, rate più lunghe"

Foto Lapresse

ROMA – Sembra più che altro un mossa elettorale, la approvazione alla unanimità, da parte della Commissione Finanze della Camera, mercoledì 22 maggio, di una risoluzione che chiede al Governo di impegnarsi per mettere a punto nuove norme su Equitalia.

Il Giornale di Berlusconi, giovedì mattina, proclama trionfate: “La svolta del Fisco, smontata Equitalia”. Ma non è vero, purtroppo per i contribuenti.

Che si tratti di una mossa di propaganda con ben poca efficacia lo dimostrano innanzi tutto la sostanza della risoluzione stessa, in cui si evidenzia

“l’opportunità che siano escluse l’espropriazione e l’ipoteca sulla prima casa e sia prevista la pignorabilità solo su un quinto (non oltre) dei beni utilizzati per attività imprenditoriale e professionale, siano sospese le rate per 6 mesi per i debitori in difficoltà e sia abolito l’aggio”.

Insomma una implorazione, che cadrà nel vuoto, non una intimazione.

C’è poi il fatto che la risoluzione ha come primo firmatario il presidente, Daniele Capezzone, in passato portavoce del Pdl tra le altre cose, un politico molto abile che potrà mettere nel suo albo d’oro l’iniziativa, come ha già fatto:

“Oggi la Commissione Finanze ha scritto una pagina importante in materia di riscossione, per un verso assicurando doverosamente l’efficienza del sistema, e per altro verso indicando al Governo alcuni binari di intervento nella direzione di un fisco finalmente amico e rispettoso degli italiani”.

Nella risoluzione il Parlamento intima a Equitalia: “Basta pignoramenti delle prime case” e “le rate siano più lunghe”. La Commissione Finanze della Camera ha approvato una risoluzione all’unanimità su Equitalia e simili,  risoluzione che impegna il governo a introdurre nella riscossione coattiva ”maggiore flessibilità”.

Come si concretizza questa flessibilità? Ampliamento del numero delle rate del debito tributario, e esclusione del pignoramento della prima casa. Il documento è stato firmato dal presidente della commissione, Daniele Capezzone (Pdl) e dai capigruppo di tutti i partiti, comprese le opposizioni di M5S e Sel. Il sì unanime è il primo atto della legislatura da parte della Commissione.

La risoluzione impegna il governo a ”monitorare l’efficacia delle norme introdotte nella scorsa legislatura per fornire maggiore flessibilità” alla riscossione e a intervenire ancora per ”evitare che gli strumenti della riscossione possano pregiudicare la sopravvivenza economica del soggetto debitore, salvaguardando in tal modo gli stessi interessi erariali”.

Andranno perciò ricercate ”soluzioni che consentano un rientro più graduale del debito, prevedendo criteri obiettivi e non discrezionali nella valutazione della situazione economico-finanziaria del contribuente”. Tra i criteri i primi sono di ”ampliare il numero massimo di rate in cui può essere ripartito il debito” e di escludere ”l’espropriazione forzata immobiliare e l’ipoteca sulla prima casa di abitazione, qualora essa costituisca l’unico bene patrimoniale del debitore”.

Gli altri punti della risoluzione sono la pignorabilità solo su un quinto dei beni utilizzati per l’attività imprenditoriale e professionale; la possibilità di sospendere per sei mesi il pagamento delle rate (analogamente a quanto avviene per i mutui) per il debitore in difficoltà a causa della crisi; ad aumentare il numero delle rate non pagate dopo le quali il debitore decade dalla rateizzazione; riduzione degli interessi di mora, ed eliminazione di ogni forma di anatocismo (cioè gli interessi sulle sanzioni e sugli interessi di mora); limitazione del ‘solve et repete‘ (il pagamento anticipato di una quota per fare ricorso sara’ limitato, e riservato alle situazioni più gravi, i comportamenti fraudolenti).

Infine la Commissione ha chiesto una revisione del sistema di riscossione comunale, con l’invito al governo a valutare ”l’opportunità di una proroga” dell’entrata in vigore della nuova disciplina, fissata al 30 giugno prossimo.