L’Europa obbliga gli Stati “morosi”: fornitori e aziende pagati entro 60 giorni

Pubblicato il 15 Settembre 2010 - 14:30 OLTRE 6 MESI FA

Stavolta l’Europa l’ha fatta…buona. Stavolta non c’è da lamentarsi dei “burocrati” di Bruxelles, stavolta impartiscono a Stati e governi nazionali un ordine sacrosanto e benefico. Stavolta l’Europa obbliga gli Stati e i governi a pagare le aziende e i fornitori entro sessanta giorni. Alzi la mano l’azienda o il fornitore italiano che aspetta da da più di due mesi più, più o  meno disperato, un pagamento da parte della Pubblica Amministrazione. In Italia la media di attesa del dovuto è il doppio: quattro mesi, 133 giorni per l’esattezza. La media, solo la media. Chi aspetta di essere pagato avendo lavorato o fornito per la Sanità italiana aspetta in Friuli 90 giorni, 352 nel Lazio, 641 in Campania.

L’obbligo stabilito dall’Europa scatta dal 2012, ancora un anno e mezzo di sofferenza per le aziende strette, anzi stritolate, tra lo Stato che non paga e le banche che non aspettano, non danno respiro all’impresa che “ce la farebbe”, conti alla mano, se lo Stato pagasse. Però tra un anno e mezzo il calvario finisce, per ordine dell’Europa. Finisce davvero, almeno da noi? La Pubblica ammnistrazione italiana deve alle aziende qualcosa come 70 miliardi, 40 nel solo settore della Sanità, e questo riguarda le Regioni. Sedici miliardi sono i debiti non pagati dai Comuni. Stato centrale, Regioni e Comuni dal 2012 dovranno pagare entro sessanta giorni. E se non pagano entro quesi termini? Interesse del sette per cento annuo da versare al creditore sulla somma non pagata per il tempo in cui non si paga.

E’ una vera “grande riforma”. Made in Europa, quell’Europa accusata spesso di essere la fonte di ogni guaio. Una riforma che obbliga la mano pubblica a pagare obbliga la stessa mano a fare qualcosa che troppo spesso non fa: essere “responsabile” nella decisione di spesa. Perchè, accanto alla grande riforma che viene dall’Europa avanza e si affianca il cosiddetto federalismo fiscale. E’ fresca di stampa la notizia che i Governatori delle Regioni potranno alzare l’addizionale Irpef fino al tre per cento, più o meno il doppio di quanto si paga ora. Potranno e dovranno se la Regione opera in deficit di bilancio. Significa che quel deficit e quel debito, finora percepito dai cittadini come “pubblico” e cioè di nessuno, a carico di fatto di nessuno, diventa concreto, reale e personale. Roba che si tocca, che “si mangia”. Votare per chi produce deficit non sarà “indifferente” ai fini della busta paga e della pensione o del bilancio del negozio, dello studio e dell’azienda. Se “loro” spendono a debito, “tu” paghi. E anche se “tu” chiedi ed esigi che non venga cancedllato neanche un posto letto, un Tribunale o una stazione ferroviaria, non è più gratis o a carico di un generico Stato, Regione o Comune. Se esigi, paghi. Dal 2012, non è poi così tanto lontano. E saranno “riforme” che somigliano ad una rivoluzione. Nelle tasche e nella testa della gente.