Evasione: i 4,5 mld in Cina che non rivedremo più

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Settembre 2015 - 11:04 OLTRE 6 MESI FA
Evasione: i 4,5 mld in Cina che non rivedremo più

Evasione: i 4,5 mld in Cina che non rivedremo più

ROMA – La filiale milanese della Bank of China è indagata dalla procura di Firenze, insieme a quattro suoi dirigenti, nell’ambito delle indagini antiriciclaggio condotte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria relativamente al trasferimento illecito di 4,5 miliardi di euro dall’Italia alla Cina, avvenuto dal 2007 al 2010 attraverso agenzie di money transfer di Firenze e Prato. Soldi che l’Italia non rivedrà mai, argomenta Gianluca Paolucci su La Stampa.

Ora la parte meno divertente. L’inchiesta inizia nel 2008. I primi sequestri sono del 2010. L’avviso di fine indagini e la richiesta di rinvio a giudizio sono della primavera scorsa. Solo per le notifiche è stato necessario più di un anno. In marzo ci sarà l’udienza dal Gup, ma prima c’è da tradurre in cinese gli atti dell’inchiesta e non è facile trovare traduttori. «Chissà se vedremo mai il processo», si lascia scappare un investigatore. A fronte dei reati fiscali, sono partite le contestazioni dell’Erario. Per ora sono stati individuati circa 50 milioni, alla fine saranno qualcuno in più. Niente, rispetto a quei 4,5 miliardi finiti in Cina. (Gianluca Paolucci, La Stampa).

A tutta la vicenda del flusso verso la Cina di denaro prodotto in Italia e in Europa e derivato spesso da attività illecite dedica oggi un ampio servizio la agenzia Ap. Sono 24 le persone arrestate, e 581 quelle denunciate nell’ambito dell’inchiesta della procura di Firenze in corso da anni e culminata nelle operazioni Cian Liu’, ‘Cian Ba 2011’ e ‘Cian Ba 2012’. Secondo l’accusa, la Bank of China avrebbe violato le norme antiriciclaggio, rendendo possibile l’illecito trasferimento in Cina di denaro ricevuto dalla società finanziaria ‘Money2Money’, per un totale di 2,2 miliardi di euro, e ricavandone un profitto di 758mila euro derivante dalle commissioni.

In particolare, tra il 2007 e il 2010 i quattro funzionari indagati avrebbero permesso alla Money2Money di inviare denaro in Cina occultandone sia la reale provenienza che la destinazione, consentendo, a fronte di ingenti commissioni, il frazionamento dei trasferimenti in tranche da 1.999 euro ciascuna, al di sotto della soglia dei 2mila euro consentita dalla legge. Gli indagati avrebbero inoltre omesso di segnalare sia le operazioni sospette che quelle evidentemente contrarie alla normativa di settore.

Agendo in questo modo, la Bank of China Ltd Milan Branch avrebbe contribuito a rafforzare ed agevolare l’organizzazione criminale poi smantellata dalle Fiamme gialle. Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, il denaro riciclato rappresentava parte dei proventi dovuti a evasione fiscale, appropriazione indebita, sfruttamento della manodopera clandestina, commercio di merce contraffatta ed altri reati.