Missione Expo, appalti e favori per la “cricca” in trasferta a Shangai

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 11:22 OLTRE 6 MESI FA

Per la missione Expo di Shangai l’Italia ha speso tra i 12 e i 15 milioni di euro solo per il nostro padiglione, fatto in cemento, alto 18 metri per un’area di 3 mila e 600 metri quadri. Dietro la vetrina del made in Italy, secondo quanto scrivono Carlo Bonini e Giampaolo Visetti su Repubblica, ci sarebbe una rete di affari e favori per una missione diretta da Beniamino Quintieri, “economista di origini calabresi, docente universitario, Cavaliere di Gran Croce della Repubblica, già presidente dell’Ice dal 2001 al 2005, con il primo governo Berlusconi. Le chiavi dell’Expo di Shanghai, organizzazione e cassa, gli vengono consegnate nell’agosto 2007 dal governo Prodi, con la nomina a Commissario straordinario. Ma è nel 2008 che il suo lavoro, con il nuovo governo Berlusconi, entra nel vivo”.

Repubblica parla di due professionisti, legati al cosiddetto “sistema Balducci” che si sono messi sul cammino dell’Expo, a partire dal 2008. “Tra 65 proposte presentate, a vincere il concorso di idee per la progettazione del Padiglione italiano a Shanghai è Giampaolo Imbrighi. L’architetto, come documentano gli atti dell’inchiesta sui Grandi Appalti, ha un solido legame con l’ex presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Angelo Balducci (arrestato in febbraio per corruzione) ed è stato responsabile del progetto della piscina di Valco San Paolo per i Mondiali di Nuoto di Roma del 2008 (opera mai inaugurata e a tutt’oggi sotto sequestro). Di più: il suo nome è nella lista dei beneficiati dal costruttore Diego Anemone e la sua firma compare nella perizia tecnica che, a Firenze, riconosce alla Btp di Riccardo Fusi, costruttore nella tasca di Denis Verdini (e come lui indagato per corruzione), 34 milioni di euro di indennizzo per l’esclusione dall’appalto della scuola dei Marescialli”.

Ma c’è ancora altro la nomina a responsabile tecnico del progetto viene data a Valentina Romano, figlia del capo del Cerimoniale del Quirinale, di professione architetto e di 26 anni di età. E ancora al settore comunicazione per Shanghai c’è Maria Quintieri, figlia del Commissario straordinario. Mentre spunta il nome del genero dell’ex presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, Francesco Paravati all’ufficio stampa.

Secondo quanto scrive Repubblica nella “commissione giudicatrice” che, “nel dicembre 2008, sceglie l’impresa di costruzioni che realizzerà il padiglione, siede Raniero Fabrizi, ingegnere, direttore generale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, coordinatore della Struttura di Missione per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Una “voce” più volte intercettata dal Ros nei conversari di Fabio De Santis (ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana, arrestato per corruzione). L’ingegner Fabrizi e la sua commissione aggiudicano, per poco meno di 8 milioni di euro, la commessa per la realizzazione del progetto di Imbrighi all’impresa cinese “Jiangsu Nantong n.3 Construction”, che, tuttavia, nel giro di pochi mesi si rivela incapace di realizzare l’opera. Al punto che nella primavera del 2009 il suo contratto viene rescisso (la “Jiangsu” tratterà circa mezzo milione di euro a titolo di avanzamento lavori)”.

Se la “Jiangsu” è stata messa da parte, dovrebbe subentrare la “Guandong”, seconda in graduatoria. Il lavoro invece viene affidato al numero tre in lista, la”Greenland construction”.

“”Guandong” e la sua partner italiana Eurostands dovrebbero procedere nel loro “ricorso facile facile”. Ma non lo fanno. La società si assicura infatti, nell’autunno del 2009, la polpa dell’Expo: l’allestimento. Con un’offerta di 1 milione e 386 mila euro, vince la gara che le affida la realizzazione di negozio, ristorante, caffetteria, sala vip, uffici e auditorium.(…) A partire dal febbraio di quell’anno, come dimostra un documento sottoscritto dal comune di Milano, il Commissario ha infatti cominciato a sottoporre a Regioni e Comuni un “regolamento di partecipazione” all’Expo che individua nel vincitore di una gara ancora da aggiudicare (e che Eurostands vincerà) un “allestitore” non facoltativo, come pure vuole il bando, ma “unico e ufficiale”. E a prezzi importanti, se si tiene conto del costo del lavoro in Cina. Dai 200 ai 300 mila euro (di cui 100 per il Commissariato), il prezzo più alto a metro quadro di tutti i padiglioni dell’Expo. Alla tariffa finiscono per sottostare 9 delle 12 Regioni e 2 dei 3 comuni espositori. Per un costo che supera i 3 milioni di euro. Denaro incassato dal Commissariato e quindi girato a Eurostands, al netto di eventuali “utili””, scrivono Bonino e Visetti.

Tutto questo non solo fa saltare la Fiera di Milano come partner strategico, ma avrebbe fatto aumentare anche i costi per le Regioni. A Repubblica, Silvia Burzagli, vicedirettore di “Toscana Promozione”, racconta: “A fine del gennaio scorso veniamo a sapere che non avevamo più l’allestitore che era Fiera Milano, ma che ci dovevamo relazionare con il Commissariato, il quale poi ci scrive che avevano un allestitore ufficiale, Eurostands. Ci arriva un preventivo. E i prezzi, sinceramente, sono troppo alti. 230mila euro per tutto l’allestimento, che però non è in linea con quello che vogliamo fare. Allora, guardo i prezzi da capitolato del nostro allestitore, che individuiamo ogni tre anni con gara europea. Il prezzo era di almeno 50 mila euro più basso”.

Ma ci sono anche altri retroscena. La Fiera secondo il quotidiano resta semplice sponsor e ritira il suo dirigente in Cina, Dario Rota, che dimessosi viene sostituito da Ernesto Miraglia, 34 anni e origini calabresi, arrivato a Hong Kong, per una gioielleria dei genitori della moglie. Il suo”  compenso è di 70 mila euro, ma il contratto che lo lega al Commissariato non è né depositato in Italia, né denunciato al nostro Erario. Il Commissario lo stipula infatti con una società, la “Italian Luxury”, che fa capo a Miraglia ed è registrata ad Hong Kong, piazza off-shore inserita nella black list dei paradisi fiscali. Non è il solo strappo alla “forma”. Accade che nel nostro Padiglione venga allestita la mostra temporanea “L’Italia degli Innovatori”. È un progetto da 1 milione di euro che sta a cuore al ministro dell’Innovazione Renato Brunetta e di cui si occupa personalmente uno dei suoi consulenti, Antonio Cianci. (…) c’è una terza gara bandita dal Commissario. Quella della ristorazione. Con poca sorpresa si impongono Stefano Russo, genero di Gianni Letta, e la famiglia Ottaviani cui appartiene la società di catering “Relais le Jardin”. Il bando di appalto per la “ristorazione” nel Padiglione è scritto su misura per l’azienda che, da sempre, fa da asso pigliatutto nelle gare della Protezione Civile di Bertolaso”.