Fassina e “l’evasione di sopravvivenza”: “Non è una bestemmia, ho detto la verità”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Luglio 2013 - 20:12 OLTRE 6 MESI FA
Fassina e "l'evasione di sopravvivenza": "Non è una bestemmia, ho detto la verità"

Fassina e “l’evasione di sopravvivenza”: “Non è una bestemmia, ho detto la verità” (LaPresse)

ROMA – “C’è un’evasione di sopravvivenza”: il viceministro dell’Economia Stefano Fassina questa frase l’aveva scritta anche in un libro, ma averla pronunciata davanti alla plaudente platea di Confcommercio ha attirato su Fassina critiche anche molto dure da sinistra, sarcasmi e apprezzamenti da destra.

Queste le parole del “giovane turco” Fassina:

«perché, senza voler strizzare l’occhio a nessuno e senza ambiguità nel contrastare l’evasione, certamente non è una questione prevalentemente di carattere morale, ma ci sono ragioni profonde e strutturali che spingono tanti soggetti economici a comportamenti di cui farebbero volentieri a meno».

Parole che, come lo stesso Fassina ha ricordato, erano già state usate da lui nel libro Il lavoro prima di tutto – L’economia, la sinistra, i diritti (Donzelli, 2012), in cui si riferiva agli “artigiani e commercianti costretti all’evasione per sopravvivenza”.

La reazione più dura è arrivata proprio dalla Cgil, sindacato col quale Fassina si è alacremente occupato di fare da cinghia di trasmissione col Pd. Così la segretaria Susanna Camusso:

“Questa non si può definire solo una battuta infelice, ma è un drammatico errore politico”.

Linda Lanzillotta, ex ministro del Prodi II, ora con Scelta Civica, chiosa:

“Allarme rosso: Fassina la pensa come Berlusconi”.

La memoria di molti va infatti alle frasi di Berlusconi sull’evasione fiscale. Come quella mandata in onda dal Tg1 nel 2004:

“C’è una norma di diritto naturale: se lo Stato ti chiede un terzo di quanto guadagni, allora la tassazione ti appare una cosa giusta, ma se ti chiede il 50-60% ti sembra una cosa indebita e ti senti moralmente autorizzato a evadere”.

Oppure come quando, nel 2002 invitò gli operai cassintegrati della Fiat a “integrare il loro reddito con dei lavori non ufficiali”.

Il sommerso come ammortizzatore sociale, Fassina come Berlusconi. Il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta batte le mani al giovane turco con una punta di sarcasmo:

“«Benvenuto nel Pdl. Con Fassina ho vaste ragioni di dissenso e ci ho polemizzato poco fa sull’Imu […] Ma talvolta si lascia trascinare dall’istinto di verità e stupisce piacevolmente quando sostiene che questa spaventosa pressione fiscale induce gli onesti a evadere per sopravvivere, mi pare di sentire quel Berlusconi che i compagni del suo partito azzannavano come complice degli evasori»”

Nella Lega c’è Roberto Maroni che rinfaccia a Fassina di “aver detto le stesse cose di Berlusconi, anzi, peggio”, e chiede le dimissioni del viceministro o del premier. Poi c’è il capogruppo al Senato, Massimo Bitonci, che propone di “mandare una tessera onoraria” a Fassina.

Un soccorso da sinistra per il viceministro dell’Economia arriva da Luca Ricolfi, l’economista di casa sulle colonne de La Stampa. Secondo Ricolfi alta pressione fiscale coincide sempre con alta evasione.  In Italia “le aliquote, in particolare quelle che gravano sulle imprese, sono fra le più alte del mondo. Se si volesse davvero far pagare tutto a tutti, mezzo Paese verrebbe giù”.

Certo che lui, Fassina, non sembra essere attraversato dai dubbi, almeno sul tema dell’evasione di sopravvivenza. Amedeo La Mattina de La Stampa lo ha trovato in Parlamento:

“«Non ho nulla da chiarire con Letta, ma per favore, io queste cose le ho già dette e le ho scritte tante volte», dice attraversando il Transatlantico di Palazzo Madama. «Non è una bestemmia, ho detto la verità». Non ha la faccia di uno che deve giustificarsi, ma si capisce che il viceministro è nervoso. Soprattutto quando lo paragonano a Berlusconi, come se gli infilassero un pugnale nel fegato. «Ma che c’entra? Come si fa a paragonare quello che ho detto io con le parole di una persona che teorizza l’evasione per le troppe tasse che ci sono in Italia, che ha fatto pagare pochi spiccioli a chi ha portato i capitali all’estero. Ma via, per favore!».

Susanna Camusso considera scandalose anche le sue parole. Fassina agita l’IPad che ha in mano. «Ho letto. È strano che un giorno mi diano del comunista trinariciuto e un giorno mi vogliano dare la tessera del Pdl. Questa è una storia che ho già visto». Quale sarebbe la storia che ha già visto? Fa una pausa, si allontana, si ferma, ricorda che nel suo partito ha già avuto tanto da discutere e polemizzare. Quasi non gli va di farlo di nuovo, ma con quella faccia che non sorride mai non si tiene e fa presente di essere stato facile profeta. «Ve lo ricordate quando criticavo il governo Monti? Volevano espellermi, cacciarmi, strapparmi la tessera. Poi però tutti mi vennero dietro…, perché avevo ragione». Tutti? «Una buona parte e succederà lo stesso, ma ora certe cose non hanno il coraggio di dirle…»”.