Fastweb. La moglie di Scaglia scrive a Napolitano: “Faccia luce sul suo caso”

Pubblicato il 14 Maggio 2010 - 20:07 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Scaglia

La moglie di Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, scrive al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, implorandolo “di far luce sul suo caso e su quelli delle tante persone che, come lui, si trovano ingiustamente in carcere”. la risposta arriva dal consigliere del Quirinale che si occupa di questa materia: “Sono persuaso che la magistratura non mancherà di provvedere con equilibrio e tempestività sulla posizione di suo marito”, scrive Loris D’Ambrosio.

Nella missiva inviata a Napolitano il 4 maggio scorso, resa nota dalla famiglia del fondatore di Fastweb così come la risposta del Quirinale, la signora Scaglia esordiva così: “Signor Presidente, sono Monica Aschei la moglie di Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb, trattenuto in carcere a Rebibbia, a titolo preventivo, da ormai 67 giorni, per un’indagine in corso da parte della Procura di Roma, su presunte frodi fiscali e false comunicazioni relative alla società stessa, per il ruolo che ha ricoperto negli anni 2003-2007”.

“Mio marito – proseguiva la lettera – si è sempre dichiarato innocente, estraneo ai fatti che gli vengono contestati, peraltro già oggetto di un precedente chiarimento con la magistratura inquirente. Spinta dalla delusione e dalla forte amarezza, con la responsabilità di dare certezza anche ai tanti lavoratori delle nuove iniziative imprenditoriali intraprese da mio marito, Le chiedo di poter far luce sul suo caso e su quelli delle tante persone che, come lui, si trovano ingiustamente in carcere. Spero che Lei possa prendere in considerazione, anche come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, il delicato tema delle carcerazioni preventive attuate con schemi spesso arbitrari, al limite del rispetto dei diritti umani e costituzionali. Mio marito ne è un caso, ma temo, purtroppo, che non sia l’unico”, ha scritto Monica Aschei Scaglia.

“Sono persuaso che la magistratura non mancherà di provvedere con equilibrio e tempestività sulla posizione di Suo marito, tenendo in ogni conto esigenze di indagine e prospettazioni difensive”, risponde Loris D’Ambrosio, consigliere del presidente della Repubblica per l’amministrazione della Giustizia, in risposta alla lettera di Monica Scaglia. Il consigliere di Giorgio Napolitano sottolinea peraltro che “il Capo dello Stato non interviene sulle vicende giudiziarie specifiche perché il loro esame è rimesso in via esclusiva alla magistratura”.

“Il Capo dello Stato ha più volte messo in evidenza – si legge ancora nella lettera di risposta alla signora Scaglia -, anche di recente, la complessità delle funzioni di magistrato e la necessità che esse siano sempre svolte tenendo conto della loro incidenza su situazioni difficili e spesso dolorose che hanno per protagonista l’uomo, la sua dignità e la sua libertà”, conclude il Quirinale.