Fastweb. Comincia a Roma il processo a Scaglia per maxi-frode

Pubblicato il 23 Novembre 2010 - 11:58 OLTRE 6 MESI FA

Parte a Roma il processo a Silvio Scaglia, fondatore di  Fastweb, davanti alla prima sezione penale del Tribunale. Si tratta della prima udienza per l’inchiesta sulla maxi-frode fiscale da 2 miliardi di euro in cui sono rimaste coinvolte Telecom Italia Sparkle e Fastweb.

Nove mesi scoppiò il caso e Scaglia finì in manette con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’elusione fiscale e fatture per operazioni inesistenti, ma lui si è dichiarato innocente.

Ecco il ritratto che ne fa il Riformista: ” Scaglia? Manager fra i più noti, fondato re di Fastweb e poi leader visionario di una sorta di televisione via web, Babelgum, Scaglia è quel signore che, accusato di es- sere di fatto uno dei mandanti della “più grande truffa della storia d’Italia”, nonostante fosse da tem- po fuori dal Paese e lì avesse la propria vita, mol- lò una vacanza in Sud America per venire a farsi arrestare a Ciampino.

«Chiarirò tutto», disse appena atterrato. È stato impacchettato, spedito in car- cere dove gli sono scappate di bocca alcune dichiarazioni di improvvida sin- cerità, dopo ottanta giorni a Re- bibbia è stato messo agli arresti domiciliari nella sua casa di An- tagnod. Lì se ne sta chiuso dal 18 di maggio, accudito dalla moglie e con inesistenti contat- ti con il mondo esterno.

Poi la ricostruzione: “Il teorema dell’accusa è semplice. Scaglia “non poteva non sapere”. La faccenda è complessa perché si tratta di un intrigo di veicoli societari, ma semplificando le cose andavano così. Una società italiana vendeva un prodotto a Fastweb (o Telecom Sparkle, l’altra im- presa delle tlc nell’occhio del ciclone), alla quale fatturava l’importo più l’Iva. Fastweb/Telecom Sparkle rivendeva la stessa cosa a una società estera, senza Iva ma più un margine per sé. Con questa operazione, Fastweb/Telecom Sparkle maturava un credito nei confronti dello Stato italiano pari all’Iva versata alla società italiana, che a sua vol- ta avrebbe dovuto versarla allo Stato. La truffa implicherebbe una complicità delle telefoniche nel non verificarsi di quest’ultimo pas- saggio, ovvero una conoscenza ravvicinata degli obiettivi della controparte. Appena sono emersi i fatti, Fastweb ha licenziato due dipendenti infede- li, che avrebbero procacciato l’affare per una maz- zetta. L’opinione degli inquirenti è che la cosa fos- se nota anche ai piani più alti. Idea che si basa su un cristallino dato di fatto: l’obiettivo di Scaglia, che era l’azionista di riferimento, era di massimizzare il profitto. Quindi, qualsiasi cosa che fosse nell’in- teresse economico dell’azienda era anche nel suo. Pertanto, visto che il carosello portava quattrini”.

Per il quotidiano “non è proprio ovvio che Silvio Scaglia sia l’Erich Priebke dei colletti bianchi. Ma è agli arresti da nove mesi. Poteva reiterare il reato? Ha venduto l’azien- da agli svizzeri di Swisscom nel 2007: agli svizzeri, non ai panamensi. Non ha cariche in Fastweb dal 16 marzo, quando ha rinunciato al suo posto nel Board per allontanare quanto più possibile dall’impresa ogni sospetto. La sua nuova impre- sa lavora nel campo dei conte- nuti, non in quello dei servizi telefonici”.