Fattura digitale, 42mila uffici pubblici pronti. Rebus Iva per i fornitori Pa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Marzo 2015 - 09:35 OLTRE 6 MESI FA
Fattura digitale, 42mila uffici pubblici pronti. Rebus Iva per i fornitori Pa

Fattura digitale, 42mila uffici pubblici pronti. Rebus Iva per i fornitori Pa

ROMA – Sono oltre 12.800 le amministrazioni chiamate domani al passaggio dalla fatturazione cartacea a quella elettronica. Le fatture che le imprese spediranno verso qualsiasi amministrazione pubblica non potranno più essere su carta ma solo in versione elettronica, altrimenti non scatta il ‘gettone’. Lo ricorda l’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale. Si tratta, spiega, di tutte le amministrazioni locali e di quelle che non avevano già effettuato lo “switch” a giungo, quando è scattata la prima scadenza, valida per la P.A. centrale e per le scuole.

Previsto un risparmio di un miliardo, la tracciabilità consentirà di tenere sotto controllo la spesa pubblica.  Tutto bene? Isidoro Trovato sul Corriere della Sera ci informa sul rebus dell’Iva, un problema potenziale per i fornitori della Pa.

Insieme alla fattura digitale però avanza anche un’altra novità: si chiama split payment e può avere effetti dirompenti per le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione. In pratica alle imprese fornitrici della Pa verrà pagato il corrispettivo senza l’Iva con tutti i ritardi che ciò comporta. Per esempio: un’impresa che fornisce pane a una mensa scolastica, dopo aver pagato l’Iva sulla farina che acquista, non incassa più quella sul pane che vende alla mensa. E la scuola versa l’Iva direttamente allo Stato.

Ma cosa succede all’impresa con l’Iva che ha versato per comprare la farina? Per riaverla, dovrà aspettare fino a 15 mesi. L’Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese della Cna ha calcolato che le imprese fornitrici della Pa non incasseranno più dalla pubblica amministrazione circa 18 miliardi di Iva l’anno ma continueranno a pagarne circa 15 miliardi ai fornitori. Non sarà colpa della fatturazione elettronica ma potrebbe diventarne una micidiale conseguenza. (Isidoro Trovato, Corriere della Sera)

Il tempo ormai è scaduto, il termine fissato riporta la data del 31 marzo, eppure c’è ancora qualche ente ritardatario: l’ultimo monitoraggio ne contava 449. Hanno però alle calcagna l’Agenzia per l’Italia Digitale che, nonostante si ritrovi con le dimissioni della direttrice Alessandra Poggiani, promette di “dare la caccia” a quanti non in regola.

La e-fattura non è il solo compito affidato all’Agid, che è a lavoro su un progetto ancora più ambizioso: c’è già un nome ‘Pago Pa’, un simbolo, un sistema informatico e le prime 300 amministrazioni pronte. Tutto per far sì che pagare una tassa diventi facile come comprare un qualsiasi gadget su un sito di e-commerce. La prima tappa è fissata per fine anno, ma la campagna di sensibilizzazione partirà presto.