Ecomafie fatturano 17 mld nel 2011: costa allo Stato quanto 4 spending review

Pubblicato il 3 Luglio 2012 - 13:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le ecomafie in 20 anni hanno fatturato quasi 300 miliardi di euro in Italia. Un business da 16,6 miliardi di euro solo nel 2011. Le cifre di cui parla il Rapporto Ecomafia  2012 di Legambiente rappresentano circa il 17% del Pil italiano di un anno. I soli ricavi del 2011 sono il quadruplo degli “appena” 4 miliardi di euro necessari dalla spending review ad evitare lo scatto d’aumento dell’Iva. Gli statali non rischierebbero posto, tredicesima e buoni pasto. Né sarebbero necessari tagli da 2 miliardi di euro alla sanità, con risparmi sugli appalti e tetto ai farmaci.

Abusivismo edilizio, gestione dei rifiuti speciali, archeomafia e illegalità nel settore agroalimentare e nel traffico di animali nel 2011 hanno registrato 9,4 miliardi di euro in entrata per l’ecomafia. Gli altri 7,2 miliardi sono arrivati da investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani. I clan implicati sarebbero 296, 6 in più del 2010.

Il Rapporto scrive: “Nell’Italia della crisi economica, delle fabbriche che chiudono e della disoccupazione in crescita l’ecomafia è sempre in attivo”. In attivo non è però lo stato, avvelenato dal riciclaggio dei clan, che “derubano” il cittadino dei suoi diritti con i suoi traffici illegali, che penalizza le imprese sane strangolate da una concorrenza più che sleale, assassina.

Solo nell’abusivismo edilizio il mercato legale crolla del 20 percento, secondo le stime del Cresme, mentre quello illegale subisce solo leggere fluttuazioni. Nel 2011 tra trasformazioni significative e nuove costruzioni gli abusi edilizi sono stati 25.800 per un fatturato di 1,8 miliardi di euro.

C’è poi la questione della sparizione dei rifiuti, un capitolo a parte che riguarda l’eterna emergenza ambientale italiana. Nel 2011 ben 13,3 milioni di tonnellate si sono dissolte nel nulla e non nel senso che siano state smaltite miracolosamente. Semplicemente mancano all’appello. Di queste solo 346 mila tonnellate sono state individuate come rifiuti gestiti illegalmente da 9 delle 16 inchieste contestate al traffico organizzato di rifiuti.

Il fatturato delle ecomafie presentato da Legambiente è impressionante, soprattutto se si considera che i dati tengono conto solo di quelle attività “pseudo-legali” in cui i clan riciclano i propri soldi impastando le mani negli appalti statali. Dobbiamo escludere la “ragione sociale” di ogni clan che si rispetti: traffici di droga, di prostituzione, delle richieste di pizzo e del traffico di clandestini. Le ecomafie presentano il conto. Una cifra che probabilmente non avrebbe comportato per gli italiani le manovre “lacrime e sangue” che costringono al taglio dei servizi ai cittadini e all’aumento delle tasse per uscire dalla crisi.