Fed: tagli ai sussidi e poi rialzo dei tassi. Campana suona anche per noi, nessuno sente

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Dicembre 2021 - 09:31 OLTRE 6 MESI FA
Fed: tagli ai sussidi e poi rialzo dei tassi. Campana suona anche per noi, nessuno sente

Fed: tagli ai sussidi e poi rialzo dei tassi. Campana suona anche per noi, nessuno sente FOTO ANSA

Partiti e sindacati italiani sono molto impegnati e assorti e indaffarati e mobilitati. Cgil e Uil addirittura oggi stesso in uno sciopero generale che ha come obiettivo dichiarato vasto aumento della spesa pubblica per il 2022 (al di là, ben al di là dei circa 35 miliardi già di spesa in deficit della Legge di Bilancio) e come traguardo meno esplicito ma non nascosto quello che sia il sindacato ad avere l’ultima parola sugli equilibri finanziari e sulla politica economica, insomma il sindacato “variabile indipendente”, indipendente anche e soprattutto da ciò che accade nel mondo.

Lo sciopero generale e la ressa generale

Mentre Landini e Bombardieri fanno lo sciopero generale, i partiti fanno generale ressa intorno alla Legge di Bilancio. M5S vuole Super bonus edilizio 110 per cento per tutti, villette comprese e senza limiti di reddito per usufruirne. Costa un botto? M5S non bada a spesa pubblica. Forza Italia e Lega vogliono rinvio, cioè non pagamento, delle cartelle esattoriali. Non quelle vecchie dove rinvio del pagamento c’è già stato, ma quelle che saranno emesse nel 2022.

Quanto costa? Ma che domanda…Per Forza Italia e Lega l’impresa vale qualunque spesa, sempre pubblica ovviamente. Pd vuole più Ape sociale, cioè più  prepensionamenti, ovviamente e sostanzialmente a carico del bilancio pubblico. E per nulla debole attraverso i partiti soprattutto di destra marcia la richiesta di mai più tassa per occupazione suolo pubblico (ne sono già stati esentati per l’anno in corso) per chi, bar o ristoranti, si è fatto un dehors su strade e marciapiedi prospicienti il locale.

Il debito risorsa infinita e naturale

L’intera azione politica e l’intera cultura politica e sindacale e la stragrande maggioranza della pubblica opinione riposano fiduciose e certe che la situazione in cui Banche Centrali (Bce e Fed soprattutto) comprano tutti i titoli di debito pubblico e finanziano così a debito ogni sorta di sussidio sia stabilita una volta per tutte e tendenzialmente eterna. Si pensa, ci si comporta, si sciopera, si comizia, si presentano emendamenti aggiuntivi di spesa pubblica come se fosse senza tempo e senza limiti emettere debito che tanto qualcuno comprerà e comprerà facendo pagare nulla di interesse a chi si indebita. E’ in atto e dominante una rimozione di massa del fatto che tutto ciò doverosamente e giustamente è accaduto e accade per l’eccezionalità del dramma socio economico derivante dalla pandemia. Migliaia di miliardi di debito comprati dalle Banche Centrali a tassi vicini allo zero è invece una gigantesca eccezione, però in Italia ci si racconta tutti e ci si comporta come fosse la regola.

Fed chiama l’ultimo giro

E invece la Banca centrale Usa ha chiamato l’ultimo giro: acquisti di titoli di debito (e quindi di fatto stampa di moneta suppletiva) dimezzati da subito nella quota mensile e stop di questi acquisti previsto per marzo e previsto anche tasso di interesse all’un per cento a fine 2022. Cioè meno denaro gratis da subito e il denaro si ricomincia a pagare l’anno prossimo. Cioè far debito e spendere a debito gratis è appunto l’ultimo giro. La campana suona forte e suona anche per noi, per l’Italia che non solo e non tanto ha uno dei più alti debiti pubblici al mondo (potrebbe perfino essere sostenibile se…) ma ha soprattutto un ceto politico, sindacati, corporazioni e pubblica opinione convinti che il debito pubblico e soprattutto lo spendere a debito sarà finanziato non da aumenti di produttività, investimenti e riforme ma da…aumenti di spesa pubblica. La campana della Fed suona anche per noi e dice che il tempo che in Usa hanno chiamato del denaro lanciato dagli elicotteri è segnato, sta finendo. Nessuno sente qui da noi questa campana e la cosa, purtroppo, sorprende neanche un po’.