Federalismo fiscale tradito in culla se il giro di tasse non cambia, anzi raddoppia

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Gennaio 2011 - 16:07 OLTRE 6 MESI FA

Il federalismo tradito in culla se il giro delle tasse non cambia, anzi raddoppia. E’ un rischio concreto, rischio legato alla voglia tutta politica di pagare tutti i prezzi e i pedaggi politici ed economici al federalismo. Pedaggi imposti da Regioni, Province e Comuni. Prezzo che la Lega sembra disposta a pagare pur di poter dire, ora e subito, missione compiuta. Ecco come il rischio si forma e cresce.

Il primo comandamento del federalismo fiscale vuole e recita che i governi locali si finanzino con una base imponibile legata al territorio, insomma tasse locali per spese locali. Ma Regioni, Province e Comuni, spaventati tutti dal dover diminuire la spesa, stanno ottenendo di poter attingere quote dell’Irpef nazionale. Non è solo una violazione del principio astratto, è un concreto pericolo, pericolo di maggiori tasse. L’Imu, la tassa che dovrebbe finanziare i Comuni, si basa soprattutto sulle seconde case e quindi non basta. Allora i Comuni battono cassa al fisco centrale. Battono cassa perché finora nei vari decreti delegati che istituiscono il federalismo fiscale non vi è traccia di norme, e di relativo coraggio politico, per imporre ai governi locali una “spesa standard” che sia effettivamente minore di quella “storica”. Non solo, anche se il federalismo giura e prevede “l’invarianza” della pressione fiscale a carico di contribuenti e imprese, le fonti di gettito per Regioni, Comuni e Province risultano inferiori, quanto appunto a portata di gettito ipotizzabile, di circa tre miliardi di euro. Se Regioni, Province e Comuni non sono obbligati a spendere meno, allora “saneranno” il buco con addizionali e tanti saluti alla “invarianza”.

Insomma il federalismo fiscale o è una cosa seria, seria e tosta, o non è. Se è una cosa seria deve prevedere che molte Regioni, soprattutto al Sud, spendano davvero meno e meglio. Aiutate nella fase iniziale dalle “compensazioni” a carico dello Stato centrale, ma aiutate non vuol dire strutturalmente sorrette. Se non si fa così, se si vuole un federalismo fiscale indolore, si avrà un finto federalismo fiscale. Non meno tasse e comunque le stesse tasse ma spese meglio dai governi locali. Si avrà una partita di giro, un giro di tasse tra contribuenti, governi locali e Stato centrale, che muta i passi di danza ma non la musica. E, qua e là nel paese, un giro di tasse che cresce: appunto il federalismo fiscale tradito già in culla.