Federmeccanica annulla il contratto metalmeccanici per disarmare la Fiom. E’ la guerra di Pomigliano

Pubblicato il 7 Settembre 2010 - 16:33 OLTRE 6 MESI FA

Il contratto nazionale di lavoro nelle fabbriche metalmeccaniche non c’è più, le aziende del settore lo hanno disdetto, cioè non lo ritengono più valido. E’ la conseguenza della guerra di Pomigliano, rischia di essere la madre delle battaglie nell’industria dell’auto prima e poi in altri grandi comparti. Il contratto doveva valere fino al 2012 ma la Fiom, l’organizzazione sindacale dei metalmeccanici della Cgil non aveva fatto mistero di voler usare proprio quel contratto come scudo, anche legale, anche presso la magistratura del lavoro, contro la riorganizzazione produttiva voluta da Sergio Marchionne a nome della Fiat nello stabilimento di Pomigliano. Disdire il contratto vuol dire disarmare la Fiom che infatti reagisce dichiarando “aperto il conflitto sociale”.

La Federmeccanica quindi sfida la Fiom.  Il direttivo di Federmeccanica ha dato mandato al presidente Pierluigi Ceccardi di comunicare fin d’ora il recesso dal contratto nazionale siglato il 20 gennaio 2008.

La disdetta dell’accordo, come ha spiegato lo stesso presidente Pierluigi Ceccardi, è avvenuta ”a fronte delle minacciate azioni giudiziarie della Fiom relative all’applicazione di tale accordo” ed è comunicata ”in via meramente tecnica e cautelativa allo scopo di garantire la migliore tutela delle aziende”.

Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, aveva infatti invitato Federmeccanica a non cedere a quello che lui stesso ha definito un “diktat”, ovvero alle pressioni dell’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, per far uscire il Lingotto da Federmeccanica senza deroghe al contratto siglato nel 2008.  “Meccanismi di confronto sotto diktat alla lunga non aiutano neanche le imprese”, ha sostenuto in questi giorni Landini.

Ceccardi esclude però che sia stata la Fiat a spingere per questa decisione. ”Fiat non ha spinto per niente  -ha affermato – l’accelerazione che abbiamo imposto oggi è per tutelare le esigenze delle aziende metalmeccaniche e di un milione di lavoratori che dipendono da esse”. Ceccardi ha poi spiegato che ”il consiglio direttivo ha preso in esame l’evoluzione dei rapporti sindacali nel settore dopo il rinnovo del contratto nazionale del 15 ottobre 2009 e la vicenda relativa allo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco”. Secondo l’industriale mantovano, dal dibattito è emerso ”il convincimento unanime che è necessario proseguire con determinazione nell’adeguamento delle relazioni industriali, sindacali e contrattuali alla domanda di maggior affidabilità e flessibilità che proviene dalle imprese per consentire loro una migliore tenuta rispetto all’urto della competizione globale”.

Il direttivo di Federmeccanica che si è riunito oggi a Milano, ha spiegato poi Ceccardi, ha dato anche incarico a una apposita commissione di individuare ”un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali al fine di definire norme specifiche per il comparto dell’auto in armonia con quanto previsto in calce al vigente campo di applicazione del contratto” firmato il 15 ottobre 2009.

Il prossimo 15 settembre, ha spiegato Ceccardi, si terrà a Roma una riunione ”ricognitiva e progettuale, solo con chi ha firmato l’accordo interconfederale del 15 aprile 2009 (non con la Fiom, ndr) per iniziare una trattativa, che e’ un film tutto da scrivere, vedremo poi cammin facendo”. Quanto alla Fiom, secondo il numero uno di Federmeccanica, ”non riconoscendo il rinnovo del contratto sottoscritto lo scorso 15 ottobre, non puo’ partecipare al tavolo, ma il nostro auspicio e’ che si ravveda, riconosca quel contratto, che possa partecipare anche lei”.