Ferrovie, ad Moretti: “Conti in ordine, un occhio al mercato e uno ai pendolari”

Pubblicato il 16 Novembre 2009 - 18:26 OLTRE 6 MESI FA

L'amministratore delegato delle Ferrovie Mario Moretti

«I conti delle Ferrovie sono in ordine. Abbiamo raggiunto una redditività stabile, guadagniamo senza gli aiuti pubblici». A parlare è l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti intervistato da Affari & Finanza di Repubblica.

Moretti inizia l’intervista spiegando che scorporare la redditizia parte commerciale da tutto il resto «non è ancora una ipotesi, per il momento è soltanto un’idea su cui stiamo lavorando». In questo modo, secondo i maligni, si separerebbe la “good company” che fa profitti dalla “bad company” che invece ci rimette i soldi.

Moretti spiega che queste accuse non sono corrette per due ragioni: «la prima è che le Ferrovie dello Stato hanno l’obiettivo di non perdere in alcun settore di business e quindi non ci sarebbe nessuna “bad company”; la seconda è che la motivazione dell’eventuale scorporo è avere uno strumento agile per competere ad armi pari sul mercato nazionale e su quelli esteri».

Le Ferrovie infatti, secondo Moretti, non competono ad armi pari: «Le faccio un esempio: una società privata che ha un problema con chi le fa le pulizie ci mette mezz’ora a cambiare il fornitore del servizio, noi stiamo combattendo da 18 mesi ed abbiamo dovuto vincere, fino ad oggi, ben 41 ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato». Ma prima di fare lo scorporo, continua l’ad delle Ferrovie «dobbiamo finire di mettere a posto i conti di Trenitalia, che si porta dietro un debito pregresso di sei miliardi e il cui bilancio è molto migliorato rispetto al passato ma ancora quest’anno chiuderà con qualche decina di milioni di perdita».

Continuando a parlare di conti, Moretti aggiunge: «Abbiamo già avviato un aumento del capitale effettuato con il trasferimento di asset del gruppo migliorando così sostanzialmente il rapporto tra capitale e debito. Da tre anni poi, cioè da quando sono qui, stiamo lavorando sui costi, sulla produttività, che oggi è la più alta d’Europa».

La "freccia rossa"

Altro capitolo: l’efficienza, settore in cui le Ferrovie italiane non sembrano eccedere. Moretti spiega perché: «Noi siamo un’azienda di servizi che non fa magazzino, quindi se offriamo posti dove o quando non c’è una domanda adeguata è uno spreco, così come è uno spreco lasciare la domanda insoddisfatta. Stiamo affinando sempre di più l’offerta per evitare questi sprechi».

E i risultati economici? «Il gruppo fs – spiega ancora il numero uno delle Ferrovie – chiuderà l’anno in utile. In tre anni, dal 2006 al 2008 siamo passati da un margine operativo lordo negativo per 650 milioni a uno positivo di un miliardo e 35 milioni, nel 2009 abbiamo consolidato questo processo. Ma da fare c’è ancora molto, ci sono ancora spazi per aumentare efficienza e produttività e soprattutto per aumentare l’efficacia dell’offerta».

Ora se questi sono i risultati, quanto hanno pesato le sovvenzioni pubbliche? «Non hanno contribuito. Il margine operativo è stato ricostruito per 800 milioni con l’aumento della produttività e per 700 con l’aumento degli incassi. Aggiungo che le Fs non ricevono sovvenzioni dallo stato né da nessun altro: lo stato finanzia gli investimenti in infrastrutture e acquista servizi. Mi spiega perché quando lo stato paga la bolletta elettrica per i suoi uffici si dice che acquista un servizio e quando paga un treno per il servizio universale invece si pensa ad una sovvenzione?»

Non è però tutto rosa e fiori, qualcosa che non va Moretti la troverà come ad esempio il capitolo “dolente” dei pendolari,  servizio che continua a non funzionare: «Abbiamo fatto un passo avanti importante – spiega –  finalmente abbiamo stipulato con tutte le regioni tranne il Piemonte dei contratti trasparenti che fissano analiticamente costi e prestazioni, che includono gli ammortamenti del materiale rotabile, che hanno consentito alle regioni, valutando le risorse delle quali dispongono, di decidere la qualità e l’età del materiale rotabile. E poi, cosa fondamentale, lo stato ha stabilito che il contratto è di sei anni rinnovabile per altri sei».

Aggiunge tuttavia Moretti che «per risolvere il problema del trasporto locale ci vogliono mille nuovi treni, il che richiederebbe un investimento di 6 miliardi. Dalle regioni e dallo stato ne abbiamo avuti due e abbiamo già comprato nuove locomotive, mercoledì chiudiamo la gara per i vagoni, che cominceranno ad arrivare entro 15 mesi. L’offerta progressivamente migliorerà e se saremo messi in grado di dare continuità agli investimenti, nel giro di qualche anno il problema dei pendolari potrà essere risolto».

Tra le parti dell’azienda che vanno bene perché operano sul mercato c’è l’Alta Velocità. Moretti sostiene di non aver speso nulla: «È così. Avevamo in casa una flotta importante di 59 treni della nuova serie ETR500, le cui locomotive sono tutte successive al 2000 e le cui carrozze hanno un’età media di 10 anni. Con l’arrivo degli ETR600 l’età media scenderà ancora. Quello che ho fatto è rifare gli interni, dotare i treni di nuovi sistemi di controllo automatico, ridisegnare la livrea, concentrare la flotta in alcune tratte e creare un brand, “Freccia Rossa”, che peraltro ha vinto a Londra un Global Award, un premio mondiale per il marketing». La parte a mercato vale quasi il 50% del fatturato delle Fs: «Siamo vicini al 50% del fatturato sulle lunghe percorrenze, con l’aumento dell’offerta del3o% e migliorando anche l’efficacia dell’offerta, la quota crescerà sensibilmente».

Insomma la strategia dell’alta velocità porta a cannibalizzare l’aereo: «In realtà quello che sta accadendo è che stiamo sempre più sostituendo l’auto, su tratte come Napoli-Roma, Roma-Firenze, Bologna- Milano. E poi sta nascendo una nuova domanda, un pendolarismo di tipo nuovo che cambia le relazioni tra le città».