Fiat-Chrysler, la Borsa non esulta (-4%): conti, dividendi, “outlook cupo” (Wsj)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Gennaio 2014 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA
Fiat-Chrysler, la Borsa non esulta (-4%): conti, dividendi e outlook deprimente

Fiat-Chrysler, la Borsa non esulta (-4%): conti, dividendi e outlook deprimente

ROMA – Fiat-Chrysler, la Borsa non esulta (-4%): conti, dividendi e “outlook cupo” (Wsj). Il “nuovo capitolo della storia Fiat” (John Elkann), la svolta epocale della mondializzazione della casa torinese che ha trasferito la sede legale in Olanda, quella fiscale  in Gran Bretagna e il grosso delle attività produttive (e degli utili) in America, non ha convinto, in prima battuta, i mercati. Il titolo, il giorno dell’annuncio, è scivolato di quattro punti percentuali in Borsa, dopo esser stato sospeso per eccesso di volatilità.

Al di là delle reazioni prevedibili di giubilo da una parte per la svolta americana e di preoccupazione per la sorte dei lavoratori italiani e i dubbi sugli investimenti negli stabilimenti nazionali, la Borsa ha segnalato che il bicchiere è mezzo vuoto: pesano il mancato dividendo e i conti del quarto trimestre nei quali l’utile della gestione ordinaria è inferiore alle attese e alle stime del 2014. Anno che, in prospettiva, è “deprimente” (glum, dice il Wall Street Journal).

Le continue perdite in Europa e il declino degli utili in Sud America non sono i soli campanelli d’allarme segnalati dal WSJ, che nei giorni dell’acquisizione denunciava il “trucco” italiano sottolineando come “nell’acquistare una società aiuta il fatto di far pagare al target dell’acquisizione la maggior parte del costo dell’operazione”.

Anche l’assenza di cedola, il taglio ai dividendi degli azionisti, preoccupa. Fiat-Chrysler li ha sospesi perché deve ancora finanziare l’acquisizione da 4,35 miliardi di dollari del resto di Chrysler che ancora non detiene. Con lo sbarco a Wall Street Fca intende aggiungere 4,7 miliardi di dollari di debito fresco per per liquidare la quota del sindacato americano (Uaw).

Ora si guarda con apprensione al piano industriale che Sergio Marchionne svelerà solo a maggio: l’ambizione è quella di competere con i colossi Volkswagen, General Motors e Toyota, compagnie il cui peso è il doppio della taglia del nuovo gruppo aggregato (Toyota ha venduto 10 milioni di veicoli, Fiat e Chrysler insieme 4,4).

I conti di Fiat-Chrysler-Automobiles. Il cda approva anche i conti dell’esercizio 2013, chiuso con un utile netto di 1,9 miliardi di euro, un utile di gestione a 3,4 miliardi contro i 3,8 del 2012 e i 3,6 previsti dagli analisti, mentre il fatturato cresce da 84 a 86,6 miliardi. L’indebitamento è pari a 6,6 miliardi, ma è destinato a salire fra 9,8 e 10,3 miliardi a fine 2014 per l’acquisizione del 41,5% di Chrysler dal fondo Veba. Per conservare la liquidità agli azionisti non sarà distribuito dividendo, una decisione che con i dati al di sotto delle attese fa perdere al titolo, sospeso per eccesso di volatilità e poi rientrato alle contrattazioni, il 4,11% a 7,23 euro.

E’ Chrysler, che vara un’operazione di rifinanziamento per 4,7 miliardi di dollari per rimborsare integralmente il prestito obbligazionario non convertibile emesso a favore del Veba trust il 10 giugno 2009, a registrare anche nel 2013 la maggior parte dei profitti: oltre 3 miliardi di utile della gestione ordinaria e ricavi in crescita del 10% a 72 miliardi di dollari. Diminuiscono le perdite del gruppo in Europa (da 737 a 520 milioni), cala l’utile operativo in America Latina. Positivi i riscontri per la strategia premium del gruppo: Maserati in Particolare consegna 15.400 vetture (+148%) e chiude con ricavi pari a 1,65 miliardi, più che raddoppiati.